Il parere negativo della Corte dei Conti sulla costruzione del Ponte di Messina non è vincolante, non potrà bloccare l'opera.
Ma di sicuro, nel Paese delle carte bollate, dei centomila pareri, dei tavoli infiniti, dei mille enti e della burocratizzazione estrema degli azzeccagarbugli, ne rallenta ancora una volta l'inizio dei lavori.
La Corte dei Conti serve a controllare che non vengano sperperati soldi pubblici. E come possa sostenere che la costruzione di un Ponte sia antieconomica rimane, in attesa delle motivazioni, un mistero tutto italiano.
Oppure no. Nel senso che proprio un mistero, il no della Corte non è. Perché si tratta dell'ennesimo colpo basso, dell'ennesima ingerenza dei magistrati nel campo politico.
Per di più, arrivata con tempismo perfetto, visto che proprio oggi in Senato si vota in maniera definitiva la riforma della magistratura.
A pensarla così è tutto il mondo del centrodestra, ma non solo.
Tanti, anche non votando a destra, si ritrovano d'accordo con Alessandro Sallusti, ad esempio: il direttore del Giornale, oggi, si è dimostrato furioso contro le toghe, etichettandole come nemici dell'Italia.
E anche Giovanni Donzelli, uno dei colonnelli di Fratelli d'Italia più vicini a Giorgia Meloni, ha aggiunto il suo carico da novanta.
Del resto, siamo in campagna elettorale.
Intanto, a ben vedere, le loro sono lacrime di coccodrillo. Perché nel 2016 entrambi si sono opposti alla riforma costituzionale di Renzi che tentava di impostare uno Stato più snello ed efficiente, con un governo che finalmente potesse governare.
E allora, iniziando da Sallusti: cosa ha scritto il direttore del Giornale contro "i nemici del governo e i nemici del Paese"?
Semplice, che di azzeccagarbugli l'Italia non ne può più. Che le toghe politicizzate rappresentano una grave stortura democratica. Che di burocrazia il nostro Paese continua a morire.
E la sinistra dei Bonelli che festeggia?
E insomma: in attesa del referendum della prossima primavera che dovrà dire l'ultima parola sulla riforma Nordio che inizia ad incidere sul mondo della magistratura, per Alessandro Sallusti, siamo alle solite:
Come dire: l'Italia, per il direttore del Giornale, è una repubblica giudiziaria in cui la casta dei magistrati fa il bello e il cattivo tempo:
A Sallusti, per questo, è venuto un dubbio atroce:
Beh, proprio a questo punto allora andrebbe chiesto a Sallusti (e al centrodestra) il motivo per cui si oppose al più importante tentativo di riformare profondamente la nostra Carta schierandosi per il no al referendum del 4 dicembre 2016 promosso da Matteo Renzi e Maria Elena Boschi.
Ma tant'è: oggi, le sue lacrime di coccodrillo gli riportano in mente anche un vero Maestro, Indro Montanelli:
E comunque, anche un altro oppositore della riforma del 2016 della Costituzione, Giovanni Donzelli, oggi la prende male.
Il Ponte in ogni caso si potrà ancora fare. Ma forse la lezione da trarre oggi è che in politica bisognerebbe agire pensando non alla convenienza spicciola personale dell'immediato, ma sempre alla convenienza generale. Basta avere la capacità di guardare giusto un pochino più in là del proprio naso.