03 Nov, 2025 - 09:30

"Antonio Di Dietro": Travaglio bullizza Di Pietro perché è a favore della separazione delle carriere dei magistrati

"Antonio Di Dietro": Travaglio bullizza Di Pietro perché è a favore della separazione delle carriere dei magistrati

Guai a cambiare idea: proprio non si può per Marco Travaglio che, evidentemente, proprio non si capacita del fatto che Antonio Di Pietro, il magistrato simbolo dell'era di Mani Pulite, si sia schierato a favore della riforma della magistratura proposta dal ministro Carlo Nordio, approvata dal Parlamento e pronta ad essere sottoposta a referendum confermativo la prossima primavera.

Il direttore del Fatto Quotidiano, in un suo recente editoriale, con il suo solito sarcasmo, prima ha messo l'una dietro l'altra le dichiarazioni di Di Pietro contro la separazione delle carriere dei magistrati, anche se sono vecchie di 25 anni. Poi ha allungato un'ombra sul motivo per cui l'ex pm ha cambiato idea fino a chiamarlo "Antonio Di Dietro".

Se avrà cambiato posizione sull'organizzazione della magistratura, per Travaglio, gatta ci cova: qualcosa sarà accaduto che noi non sappiamo. Qualcosa di losco, naturalmente. Oppure, semplicemente, Di Pietro, a giudizio di Travaglio, ha la faccia come il c**o. Altrimenti, perché chiamarlo "Di Dietro"?

Travaglio contro Antonio Di Pietro: lo chiama "Di Dietro" perché ha cambiato idea sulla magistratura

In ogni caso: Di Pietro merita una bella bacchettata. Merita di essere dileggiato storpiando, come si fa all'asilo infantile, il suo nome: Di Pietro non è più degno di essere chiamato in maniera corretta, ma "Di Dietro".

In fondo, l'ha voluto lui: si è sempre schierato contro la separazione delle carriere. Ma ora ha cambiato idea:

virgolette
Un giorno, qualcuno lo convinse che era sempre stato favorevole alla separazione delle carriere e lui non solo cominciò a dire il contrario di ciò che aveva sempre pensato, ma entrò persino nel Comitato dei Sì alla schiforma Nordio. Chissà com'è successo...

ha scritto Travaglio. Per il quale non si può cambiare idea. Anche anni e anni dopo, dato che, a ben vedere, la dichiarazione più recente di Di Pietro sulla giustizia che per Travaglio può essere accettata è datata luglio 2013.

Dodici anni dopo, Di Pietro doveva pensarla allo stesso modo. Perché non l'ha fatto?

Vietato pensare

Nel mondo ideale di Marco Travaglio, evidentemente, è vietato pensare, è vietato confrontarsi, è vietato cambiare idea sulla giustizia, così come su tutte le altre cose di questo mondo.

Di puri e duri come lui (e il suo fortissimo riferimento politico, Giuseppe Conte), in effetti, ce ne sono pochi.

Le dieci, vecchie dichiarazioni di Di Pietro 

Ma tant'è: sono ben dieci le dichiarazioni di Di Pietro pro Giustizia, quella che per Travaglio è da scrivere con la G maiuscola, che sono state riportate nell'editoriale del Fatto Quotidiano e che, scolpite nella pietra, rendono il Di Pietro di oggi, quello pro riforma, un misero "Di Dietro".

Tre di queste dichiarazioni sono addirittura del 2000, di 25 anni fa; altre tre del 2003, ventidue anni fa; una del 2004; due del 2008; una, la più recente, del 2013:

virgolette
La separazione delle carriere è l'anticamera della fine dell'obbligatorietà dell'azione penale attraverso il controllo dell'esecutivo sul pm. È una proposta gravissima perché farebbe crollare uno dei cardini della Costituzione: l'autonomia della magistratura

Disse Di Pietro il 15 luglio 2013. 

Ora, però, l'ex pm di Mani Pulite ha cambiato idea. E per Travaglio è una cosa inammissibile.  

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