No limits: Travaglio, dopo aver insultato Antonio Di Pietro, chiamandolo "Antonio Di Dietro" per aver cambiato idea sulla separazione delle carriere dei magistrati (già da anni l'ex pm di Mani Pulite è a favore), questa mattina, nel suo consueto editoriale in prima pagina del Fatto Quotidiano, si scaglia contro il povero ministro Nordio facendo pensare che sia poco più che un ubriacone.
E insomma: per sostenere che in occasione del prossimo referendum sulla riforma Nordio bisogna votare no, Travaglio evoca la (presunta) passione del Guardasigilli per l'alcol.
Il direttore del Fatto per criticare il rappresentante del governo Meloni parte da una intervista che ha rilasciato al Corriere della Sera e tenta di smontarla pezzo per pezzo.
A un certo punto, soffermandosi sul caso Mastella, quando quest'ultimo fu indagato (senza alcun effetto) mentre era ministro ma con la conseguente caduta del governo Prodi, il nostro eroe scrive:
Beh, si fosse fermato a un'analisi del merito, nulla quaestio. Invece...
Questa cosa, evidentemente, è solo il retropensiero di chi si oppone alla riforma. Ma tant'è: contro Nordio, Travaglio scrive ancora:
"Ciliegina (al liquore) sulla torta: lo "scandalo Palamara" sarebbe "ancora tutto coperto" da un misterioso "coperchio sulla pentola bollente" e andrebbe finalmente "scoperchiato". In realtà, è tutto molto chiaro. E non perché Palamara abbia smascherato qualcuno, ma perché fu smascherato lui (con intercettazioni che Nordio definì porcherie e limitò per legge) a trafficare sui capi delle Procure con politici e membri del Csm..."
Il direttore del Fatto, quindi, ha iniziato la campagna referendaria sulla riforma della giustizia con il suo solito stile basato su battutine al veleno, nomi storpiati, sfottò, allusioni, se non veri e propri insulti ad personam.
Tutto è lecito, tranne entrare nel merito delle questioni, tranne soffermarsi sui fatti. La separazione delle carriere dei magistrati, tanto per dirne una, non prevede in alcun modo l'assoggettazione dei pm all'esecutivo, che rimane inciso nella pietra della nostra Costituzione.
Ma nulla ferma Travaglio: le "fesserie" le dicono sempre gli altri. E, in questo caso, il ministro della Giustizia:
Per Travaglio, la riforma al centro del prossimo referendum serve "a cucinare tutti i magistrati in padella". E chi tra loro è favorevole alle nuove regole sono "tacchini" che si candidano per il pranzo di Natale "entusiasti della qualifica".
Beh, in fondo, con i parametri no limits di Travaglio, a questi ultimi non è andata nemmeno tanto male.
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