Più passa il tempo, più Francesca Albanese si svela, e più sono gli italiani, anche quelli che hanno a cuore le sorti dei palestinesi, che ne prendono le distanze.
Uno di questi è Domenico Vecchioni, uno degli esperti geopolitici più affidabili del nostro Paese nonché ex ambasciatore al servizio della Farnesina.
ha dichiarato l'ex diplomatico a Tag24.
Ma quali sono le critiche che l'ambasciatore Vecchioni muove nei confronti di Francesca Albanese?
In altre parole: per Vecchioni, Albanese è inaffidabile. Non rende un buon servizio né all'Onu né agli stessi palestinesi, vittime di una organizzazione terroristica feroce come quella - appunto - fondata nel 1987 dallo sceicco Yassin.
ha spiegato l'ex ambasciatore facendo capire che, da questo punto di vista, Francesca Albanese può essere considerata una traditrice della causa Onu:
ha sottolineato Vecchioni.
Domenico Vecchioni l'ha spiegato molto bene a Tag24: il compito di un funzionario dell'Onu, in questo caso della relatrice in Palestina Francesca Albanese, è quello di capire lo scenario che ha di fronte, di svelarlo all'esterno con la massima obiettività.
La libertà di pensiero e di parola, nel caso della relatrice speciale, non hanno parte in causa.
Francesca Albanese è libera di dire e fare ciò che vuole tra una cittadinanza onoraria e l'altra che le concedono i sindaci di sinistra. "Ma lo può fare in quanto libera cittadina, non nei panni di relatrice Onu", ha ammonito Vecchioni.
Tant'è è vero che anche la sua ultima relazione è stata stroncata. Non solo da Israele, ma anche dall'Italia:
hanno commentato i rappresentanti dei due esecutivi.
Del resto, il dossier è intitolato "Un genocidio internazionale" e accusa, insieme ad altri 61, anche il nostro governo di "complicità nel crimine collettivo del genocidio" sulla Striscia.
Francesca Albanese, quindi, ha in pratica fatto fallire la missione dell'Onu in Medioriente.
ha fatto presente l'ambasciatore Vecchioni.
E qui si mette il dito nella piaga. Francesca Albanese, infatti, si può considerare solo l'epifenomeno di un dato di fondo ancor più preoccupante: la perdita di credibilità dell'Onu a trazione terzomondista.
Per questo, con l'immobilismo che ne consegue, la crisi del Palazzo di vetro di New York, secondo Vecchioni, è evidentissima.
"Oggi, in Medioriente come in Ucraina, l'Onu risulta assente. In altri tempi, invece, il segretario generale avrebbe fatto la spola tra Mosca e Kiev o tra Tel Aviv e le capitali arabe. Ad oggi, le Nazioni Unite riflettono solo l'immagine di un ente burocratico e caratterizzato da costi eccessivi"
Per Vecchioni, quindi, al di là di Francesca Albanese, l'Onu avrebbe bisogno di una riforma. E le prime regole da cambiare dovrebbero essere quelle del Consiglio di sicurezza.
Peccato che per questo davvero ci vorrebbe una fatina...
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