06 Nov, 2025 - 16:15

Bugonia: Yorgos Lanthimos rivoluziona il visionario lungometraggio del regista coreano Jang Joon-hwan

Bugonia: Yorgos Lanthimos rivoluziona il visionario lungometraggio del regista coreano Jang Joon-hwan

Il 5 febbraio 2024 pubblicavo il primo articolo di questa rubrica che non ha mai avuto un nome. Era una recensione estremamente entusiasta di Povere Creature!, il capolavoro di Lanthimos, con Emma Stone nel ruolo di protagonista assoluta. Che fu proprio quell’interpretazione a farmi innamorare perdutamente di lei come attrice. Ricordo ancora la gioia incontenibile che provai in sala per tutta la durata dello spettacolo, uguale a quella che percepii nel ’95, a soli 5 anni, davanti al dipinto La Pisseuse, alla personale di Picasso, presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Oggi, 5 novembre 2025, a distanza di 639 giorni esatti da quella pubblicazione, mi ritrovo di nuovo qui a scrivere un pezzo su un altro film di Yorgos Lanthimos che ho trovato davvero esaltante. Si tratta di Bugonia, remake del visionario cult Jigureul jikyeora! (Save the Green Planet), del 2003, scritto e diretto dal regista coreano Jang Joon-hwan.

Siamo in Georgia, Stati Uniti, nei giorni nostri. A capo della prestigiosa casa farmaceutica Auxolith c’è Michelle Fuller (Emma Stone), amministratrice delegata, quarantenne, single, con una carriera di grande successo. Il complottista trentenne Teddy Gatz (Jesse Plemons), dalla scarsa socialità e dalla bassa scolarizzazione, dopo aver visto la madre ammalarsi ed entrare in coma a causa di un farmaco prodotto proprio dalla Auxolith, si è convinto che la Fuller sia un’aliena di Andromeda e che voglia distruggere l’umanità. Deciderà dunque di rapirla, con l’aiuto del cugino neurodivergente Don (Aidan Delbis), di segregarla nel suo seminterrato per costringerla a confessare la sua vera identità e a rilasciare un comunicato per autodenunciarsi. Ma il piano non andrà come previsto.

Il film è stato presentato in anteprima e in concorso, il 28 agosto 2025, all'82ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e distribuito nelle sale italiane a partire dal 23 ottobre. Se Bugonia nasce come rifacimento di Jigureul jikyeora!, c’è da dire che, per quanto la storia sia simile, sono molteplici le differenze all’interno della trama. A partire dai protagonisti: nell’originale al centro della narrazione troviamo Lee Byeong-gu (Shin Ha-kyun), un folle, paranoico, con la psiche devastata da traumi del passato e dal licenziamento subito, accompagnato dalla fidanzata Su-ni (Hwang Jeong-min), succube, ingenua e non molto intelligente. Il CEO della casa farmaceutica è un uomo, tale Kang Man‑shik (Baek Yoon-sik). La coppia di rapitori in questo caso è stretta da un legame sentimentale, che influenza l’una ad agire al fianco dell’altro, cercando di dimostrargli fedeltà intellettuale e vicinanza spirituale, spinta dal timore che altrimenti il rapporto potrebbe interrompersi.

Un’ulteriore discrepanza la si può notare nei motivi che inducono il protagonista ad agire: il risentimento personale nasce dal suo fallimento sociale, attribuendone la colpa a teorie cospirative nei confronti di un nemico astratto, ovvero gli alieni. Dunque il tentativo di salvare il mondo da un presunto attacco extraterrestre deriva dalla necessità di riscattare se stesso e di vendicarsi per i torti subiti nella vita. Inoltre lo sviluppo narrativo non rimane ancorato al luogo del rapimento e ai tre personaggi principali, ma racconta parallelamente anche quel che avviene al di fuori, ad esempio le ricerche effettuate dalla polizia dopo la scomparsa di Kang Man‑shik. La pellicola del 2003 appare più cruda nella rappresentazione delle torture, che di fatto in Bugonia sono assenti, e nel complesso è un’opera punk dai toni grotteschi.

Veniamo ora alla sceneggiatura di Bugonia, scritta da Will Tracy, lo stesso sceneggiatore di The Menu, altro lungometraggio che ho amato pazzamente. Già il titolo ci fa capire che il focus è incentrato verso un altro punto di vista; con la parola Bugonia nell’antichità si faceva riferimento alla credenza diffusa che le api potessero rinascere dalla carcassa di un bue. Lo stesso Virgilio ne parlò in un episodio de le Georgiche.

Jesse Plemons, nei panni di Teddy Gatz, in questo caso è sì un complottista, e apicoltore nel tempo libero, ma è spinto da motivi ideologici basati sull’ecologismo. La sua paura più grande è che gli alieni di Andromeda vogliano assoggettare l’umanità, mediante farmaci non necessari e dannosi per la salute, per distruggere l’ecosistema. Un altro aspetto importante è che il presunto nemico qui è una donna di spicco con una carriera di successo. Quindi, da un lato viene rappresentata la tendenza complottista degli ultimi anni, spesso diffusa fra soggetti con un quoziente intellettivo basso e una scolarizzazione minima, che vivono ai margini della società, annichiliti dai propri insuccessi e con la necessità di attribuirne la causa a nemico comune anziché a se stessi. Dall’altro, l’attuale terrore maschile nei confronti delle figure femminili di potere. La sempre più crescente emancipazione femminile, il ritorno dell’attivismo femminista, la pretesa da parte delle donne di vivere libere e non più assoggettate al controllo maschile, sta generando uno smarrimento esistenziale nella maggioranza degli uomini, facendo vacillare quelle certezze radicate nel patriarcato da millenni.

Bugonia dunque è un film che calza alla perfezione nei tempi in cui viviamo, partendo da una sceneggiatura brillante, ma che Tracy ha preso e stravolto per cucirgli addosso un abito che rappresenti al meglio l’essere umano occidentale di oggi. Sempre stupenda la regia di Lanthimos, che però qui lo troviamo alla sua terza opera della quale non ha co-scritto la sceneggiatura. E devo dire che, per gli appassionati del suo cinema, la differenza si nota sempre. Straordinario il duo Plemons Stone che, dopo Kinds of Kindness, ritornano a lavorare fianco a fianco guidati dall’occhio sapiente del geniale cineasta ateniese. 4 stelle su 5.

 

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