06 Nov, 2025 - 14:42

Incredibile Landini: è l'unico sindacalista a non firmare l'aumento degli stipendi

Incredibile Landini: è l'unico sindacalista a non firmare l'aumento degli stipendi

Ma ci è o ci fa? Quale sindacalista non firmerebbe un aumento degli stipendi medio di 150 euro per 1,2 milioni di dipendenti pubblici di cui 850 mila docenti?

Beh, quel sindacalista è Maurizio Landini: la sua Cgil non ha firmato il nuovo accordo sull’aumento degli stipendi con il ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo.

virgolette
Il governo vuole fare cassa sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori...

Vabbè: ciao core!​

Il nuovo accordo sugli stipendi degli insegnanti

L’accordo firmato ieri da Cisl Scuola, Snals, Gilda e Anief prevede un incremento medio lordo di circa 150 euro mensili per i docenti, con punte che arrivano fino a 185 euro in base all’anzianità di servizio e a 240 euro per ricercatori e tecnologi.

Per il personale Ata, invece, gli aumenti variano da 82 a 186 euro a seconda del ruolo e dell’esperienza.

Il contratto, valido per il triennio 2022-2024, concede anche il pagamento di arretrati che possono arrivare fino a 2.000 euro per alcuni insegnanti. 

Ma tant'é: la Cgil ha detto che non fa il notaio del governo; non ratifica le scelte politiche di Palazzo Chigi; e che l'inflazione avrebbe meritato ben altri aumenti.

Così, è rimasta sulla barricata mentre anche la Uil nel giro di due giorni ha firmato prima il contratto nazionale degli enti locali e poi quello delle funzioni centrali, altri due fronti che rimangono invece aperti per il sindacato rosso.

E comunque: se la firma del contratto della scuola è stata definita dal governo “uno storico passo avanti”, per Landini & compañeros, gli aumenti non coprono nemmeno un terzo dell’inflazione, una parte consistente era già erogata e sono state compresse le tempistiche del confronto e della consultazione interna. 

Elementi centrali come la stabilizzazione del personale, le progressioni di carriera, l’orario e i carichi di lavoro e la tutela del burnout sono stati rimandati al prossimo tavolo negoziale previsto per il contratto 2025-2027.​

Maurizio Landini e la Cgil fanno i sindacalisti o i politici?

In ogni caso, è lecito chiedersi se Landini e la Cgil fanno politica o davvero gli interessi dei lavoratori.

La scelta di non firmare il contratto riapre il dibattito sulle modalità di azione del sindacato rosso: da un lato c’è chi lo accusa di fare opposizione per ragioni politiche più che per rappresentare gli interessi concreti delle varie categorie; dall’altro, la Cgil rivendica il proprio ruolo di presidio dei diritti, denunciando aumenti ritenuti insufficienti e l’assenza di soluzioni sulle questioni organizzative e di benessere degli insegnanti.

Tuttavia, Landini, già in passato, aveva criticato la narrazione governativa secondo cui non ci sarebbero i fondi per il settore pubblico, sostenendo che le risorse quando serve vengono sempre trovate, anche con misure discutibili come i condoni fiscali.​

Ma il risultato, ora, è questo: il mancato consenso della Cgil a questo accordo potrebbe accentuare la divisione del fronte sindacale, rendendo più difficile un’azione unitaria nelle future trattative.

Allo stesso tempo, alimenta la discussione sul ruolo del sindacato in Italia: rappresentante sociale impegnato a negoziare condizioni migliori o soggetto politico che utilizza il conflitto per influenzare l’agenda istituzionale?

Possibile che a Landini e ai suoi stiano più a cuore le sorti dei palestinesi di Gaza che quelle degli italiani?

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