Nei giorni scorsi, ha fatto scalpore un fatto di cronaca avvenuto a Torino: tre 13enni, già noti alle Forze dell'Ordine, si sono accaniti contro un ragazzino con ritardo psichico.
Un lettore del Giornale, quindi, ha chiesto a Vittorio Feltri:
Che vogliamo fare, recuperarli lasciandoli liberi di delinquere ancora oppure sbatterli dentro e lasciarceli a maturare (e marcire)?
Il direttore non ha avuto dubbi nella sua risposta: in Italia, è scoccata l'ora della tolleranza zero anche contro i baby criminali.
Feltri contro i 13enni criminali: "Non sono bambini"
Vittorio Feltri ha le idee molto chiare su ciò che andrebbe fatto per contrastare la microdelinquenza di giovani e giovanissimi, come quella della baby gang di Torino che ha preso di mira un ragazzo disabile sequestrandolo, umiliandolo, ustionandolo con le sigarette e costringendolo a uscire seminudo dopo averlo malmenato:
Quanto accaduto è la fotografia cruda di un fenomeno che si è dilatato in tutte le città
Per il direttore, sono i numeri che lo dicono:
In Italia, le persone in carico ai servizi e le misure coercitive sono in crescita, con un incremento valutato intorno all'8% nei primi nove mesi del 2025 rispetto alla fine del 2024. Le carceri minorili ospitano oggi numeri inediti: si è passati da 381 giovani ristretti nel 2022 a oltre 500 nel 2024, con picchi e sovraffollamento denunciati dagli osservatori per i diritti dei detenuti. Questo trend non è marginale, bensì la prova che la devianza minorile sta diventando un problema strutturale
Feltri, in ogni caso, non prende nemmeno in considerazione che forse il carcere non sia la risposta giusta:
I reati a danno di minori e i reati commessi da minori sono in aumento
e si deve agire con la massima severità.
Le risposte da dare contro la delinquenza dei giovanissimi
Allora, che fare? Feltri se lo chiede davanti all'emergenza criminalità che coinvolge ragazzi anche di solo 13 anni. E propone una risposta su più fronti:
Prima di tutto, smettiamola con il giustificazionismo tanto in voga (...) Non è accettabile che l'essere minorenne diventi uno scudo automatico per la violenza. Non è accettabile che l'ideologia buonista di una certa parte politica pretenda di trasformare il diritto in pietà permanente verso il colpevole. La pietà senza rigore produce vittime nuove e manda in malora le vite di chi subisce
ha avvertito Feltri. Secondo il quale il principio da far valere è semplice:
Chi compie reati gravi deve essere fermato, processato e, se necessario, privato della libertà con conseguente detenzione in luoghi adeguati per consentire rieducazione reale e protezione della collettività
Per questo, il direttore è convinto:
ll carcere minorile è la soluzione unica, l'alternativa alla totale impunità e alla devianza irreparabile
Il carcere per evitare che la devianza si cristallizzi
Carcere, quindi. Anche per i minorenni. Vittorio Feltri ci crede fermamente perché "lo Stato non può permettersi di lasciare i ragazzi allo sbando sperando nella loro maturazione naturale".
Per il direttore, comunque, contro la delinquenza dei più piccoli, serve una risposta in tre direzioni.
La prima prevede una giustizia severa e rapida:
Non vogliamo mandare in galera per sempre, vogliamo evitare che la devianza si cristallizzi
Urge, poi, in secondo luogo, un intervento sociale serio e precoce.
Infine, "occorrono strategie di ordine pubblico".
Feltri, a tal proposito, ha auspicato "più polizia nei luoghi sensibili, repressione dello spaccio che facilita la degenerazione giovanile, e interventi mirati dove le bande si radunano".
E comunque: guai a dire che "sono bambini".
Non accetto l'alibi che sono bambini quando si parla di ustioni, rasature, umiliazioni e sevizie. Questa non è più innocenza, ma criminalità. E chi pensa di risolvere tutto con passeggiate nelle periferie o con sermoni ideologici si sbaglia di grosso. Serve durezza con intelligenza: fermezza nella legge, capillarità negli aiuti e zero, ripeto zero, tolleranza per chi infierisce sui più deboli