Fermi tutti!
Oggi, 13 novembre 2025, è una data storica. Per la prima volta nella storia dell'umanità, Marco Travaglio si scusa ammettendo di aver diffuso una bufala. Anzi due, visto che per lui viaggiano come i carabinieri.
Si tratta delle fake secondo le quali Giovanni Falcone e Paolo Borsellino si erano schierati ai loro tempi contro la separazione delle carriere dei magistrati.
Travaglio si arrende: nella foga di supportare la sua tesi e bocciare la riforma Nordio, nella fretta di mettere fieno in cascina per il fronte del no al referendum, ha preso lucciole per lanterne, ha preso per buone interviste che i due magistrati non avevano mai dato.
Oggi, però, l'ha ammesso chiedendo scusa ai suoi lettori nel suo consueto editoriale sulla prima del Fatto Quotidiano.
Chapeau! È una data davvero storica.
Ma non solo per questo. È un giorno che sarà ricordato perché, contemporaneamente, sul Foglio, intervistato da Ginevra Leganza, Nicola Gratteri, reduce dalla figuraccia di aver letto in diretta tv l'intervista fake di Falcone, ha dichiarato che quel testo gliel'avevano mandato sul telefonino delle "persone autorevoli dell'informazione".
E vuoi vedere, a questo punto, che non sia stato proprio Travaglio?
E insomma: a pensar male, diceva quello con la gobba sette volte presidente del Consiglio, si fa peccato ma spesso ci si indovina.
Sta di fatto che oggi è davvero un gran giorno. Marco Travaglio ha avuto l'onestà intellettuale di riconoscere di aver seminato delle bufale a proposito della posizione di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sulla separazione delle carriere dei magistrati.
Del resto, è arcinoto che soprattutto il primo fosse a favore.
Ma ciò non ha impedito al direttore del Fatto di scrivere e sostenere il contrario.
Per giorni, Travaglio e i suoi hanno servito a lettori e sprovveduti telespettatori di talk show una polpetta avvelenata. Anzi, una bufala avvelenata, inquinando i pozzi di un dibattito, quello attorno al prossimo referendum costituzionale sulla riforma della giustizia, che invece servirebbe sviluppare in maniera seria, approfondendo nel merito ciò che propone di cambiare.
Ma tant'è, Travaglio ha fatto il mea culpa, mea culpa, mea grandissima culpa così:
Ricordato che la riforma Nordio non prevede alcuna sottomissione dei pm all'esecutivo, Travaglio ha continuato a battersi il petto (sebbene a modo suo) anche per l'altra bufala che ha diffuso, quella riguardante Borsellino:
E insomma: non resta che sperare che Travaglio verifichi meglio le sue fonti anche quando scrive con la sua solita sicumera di altri temi, come quelli riguardanti la Russia di Putin. Per alcuni è diventato l'Emilio Fede dello Zar del Cremlino...
Ma tant'è. Le bufale di Travaglio, talvolta, fanno delle vittime illustri.
Una è senz'altro il Procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri che martedì sera, da Floris, nei panni del frontman del fronte del no al referendum, ha letto l'intervista fake a Falcone sulla separazione delle carriere.
Ginevra Leganza del Foglio, oggi, gli ha chiesto come è potuto accadere. E lui ha risposto così:
Ma com'è possibile che persone serie inoltrino a lei un'intervista contraffatta?
E insomma: su chi sia il giornalista che ha il numero personale di Gratteri in rubrica e non ha esitato a mandargli la bufala avvelenata sono aperte le scommesse. Ma un nome è dato uno a uno.
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