L’Italia si prepara a fronteggiare la possibile introduzione della “tassa green” europea, che potrebbe avere conseguenze importanti non solo per le imprese, ma anche per i cittadini.
Le misure in esame, pensate già prima della crisi energetica, mirano a limitare l’uso di petrolio, carbone e gas e potrebbero necessitare di aggiornamenti alla luce della situazione attuale.
In questo articolo, vediamo come prevede la proposta dell’Unione Europea, la posizione dell’Italia e gli effetti su cittadini e imprese.
L’Unione europea intende rivedere la Energy Taxation Directive con alcune novità fondamentali:
L’intento è incentivare l’uso di energia pulita, ma l’aumento dei costi di gas, petrolio e metano potrebbe riflettersi direttamente sui prezzi per famiglie e imprese.
Si tratta di misure che, seppur allo studio da anni, rischiano di colpire tanto chi dipende ancora da gas, petrolio e carbone.
Proprio questo squilibrio è uno dei motivi per cui l’Italia ne contesta l’applicazione, temendo effetti negativi sull’industria e sulle famiglie.
Il Governo non è proprio felice della direzione green europea. Tra le misure più criticate c’è il Carbon Border Adjustment Mechanism, che tassa le importazioni di prodotti ad alta intensità di carbonio.
Il settore dell’acciaio, in particolare, potrebbe subire le conseguenze più forti: nel 2024 circa il 90% della produzione italiana è stata realizzata con forni elettrici alimentati da rottami ferrosi, un esempio dei significativi progressi già fatti nella riduzione delle emissioni di CO2 rispetto al 1990.
Inoltre, il legame dell’economia italiana con il gas per la manifattura e la produzione di energia elettrica potrebbe far crescere i costi per imprese e famiglie, soprattutto se saranno ridotti anche gli incentivi per i settori più energivori.
L’Unione europea ha da tempo chiarito il suo obiettivo: promuovere la produzione di energia pulita. Ma l’aumento dei costi di gas, metano e petrolio potrebbe avere effetti concreti anche sulle tasche dei cittadini.
Secondo gli esperti, le imprese, per far fronte alle spese maggiori, potrebbero trasferire parte dei costi sui prezzi finali.
L’impatto più immediato sarebbe visibile sulle bollette, che rischierebbero di crescere, soprattutto in un contesto in cui le nuove regole cercano di armonizzare gli oneri tra gas ed elettricità.
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