Vittorio Feltri, oggi, rispondendo a un lettore del Giornale che si lamentava degli scioperi generali proclamati dai sindacati sempre di venerdì, si è scagliato contro quest'abitudine che ormai considera un vero e proprio abuso: non porta nulla ai lavoratori che protestano. E, paradossalmente, danneggia chi ha bisogno di lavorare.
Forse per non sparare sulla Croce Rossa, o forse solo per carità di patria, Vittorio Feltri, parlando degli scioperi del venerdì, non ha mai menzionato la Cgil né il suo segretario barricadero, Maurizio Landini. Questo anche se è stata quest'organizzazione ad annunciare l'ennesimo sciopero generale che cadrà di venerdì, il prossimo 12 dicembre.
Ma tant'è: per il direttore, le cose stanno così:
E insomma: Vittorio Feltri ha sposato il nuovo slogan proposto dal suo lettore:
Ormai, gli italiani sembrano assuefatti alla solita minestra proposta dai sindacati in perenne agitazione. Quelli che scendono in piazza per motivi politici più che per difendere i diritti dei lavoratori:
Di mezzo, come vittima, ci va il Paese reale "che deve portare a casa la pagnotta":
Feltri arriva a sostenere che gli scioperi del venerdì costituiscono "la tassa occulta sul lavoro altrui".
I sindacati, però, hanno sempre giustificato gli scioperi del venerdì dicendo che in quel giorno riescono a creare maggiori disagi e quindi a far sentire più forte la voce dei loro iscritti.
A questa teoria, come ha risposto Feltri?
A sostegno di questa sua convinzione, il direttore ha fatto presente che, a forza di scioperi a gettone, non cambia nulla: si accumulano disagi, ma non risultati.
E il motivo è presto detto:
Il no agli scioperi-fotocopia del venerdì, quindi, arriva forte e chiaro:
Dopo tutto, ricorda Feltri, l'Italia è pur sempre una Repubblica fondata sul lavoro, non sui cortei rituali.
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