Non ha fatto in tempo a scusarsi per il caso delle interviste inventate a Falcone e Borsellino che hanno indotto in errore (in diretta tv) anche Nicola Gratteri, che Marco Travaglio oggi riprende subito la bacchetta in mano e torna a fare il maestrino di giornalismo come suo solito.
Questa volta, il direttore del Fatto Quotidiano se la prende con il Corriere della Sera, reo di non aver pubblicato un'intervista al ministro degli Esteri russo Lavrov.
Per Travaglio, non si fa così.
E allora: evidentemente gasato dalla brutta figura sul fronte delle "interviste impossibili" a Falcone e Borsellino (per le quali ha chiesto scusa sebbene continui a rivendicarne una giustezza di fondo, di contenuto, ndr) cosa ha imputato Marco Travaglio oggi al Corriere?
Di aver prima chiesto un'intervista a Lavrov con delle domande scritte, e poi di non aver accettato le risposte dell'uomo di Putin perché giudicate del tutto faziose, lontane dalla realtà.
Certo, sostiene a ragione Travaglio: il Corriere poteva immaginare che Lavrov avrebbe risposto alle sue domande ripetendo la propaganda del Cremlino, no?
Invece, l'ha censurato. Finendo per fare un autogol.
Il direttore del Fatto, forte della figuraccia legata a Falcone e Borsellino, quasi a sottolineare che non è il solo a prendere cantonate sui giornali italiani, ha sottolineato che è stato il Corriere a chiedere un'intervista a Lavrov, non il contrario. Ed è stato il Corriere ad accettare la formula delle domande e delle risposte scritte.
è la lezione che è arrivata dal pulpito travagliano.
E allora, il Corriere cosa doveva fare con le risposte di Lavrov? Il professor Travaglio ha risposto così:
Insomma: un po' come ha fatto il giornale diretto da Travaglio stesso con le interviste a Falcone e Borsellino, verificare.
Si scherza, naturalmente.
Ma Travaglio mica tanto. Infatti, il direttore del Fatto è andato al punto che più gli piace sottolineare constatando che certo, si faceva il fact checking alle parole di Lavrov mentre a quelle dei politici italiani ed europei non si fa mai...e loro sì che le sparano grosse!
La conclusione, allora, è sempre la stessa: Anna Politkovskaja e le decine di giornalisti russi ammazzati dal regime ci perdoneranno, ma quasi quasi si sta meglio in Russia che da noi anche sul fronte della libertà di stampa:
Appunto, professor Travaglio. Versione bue che dice cornuto all'asino.
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