19 Nov, 2025 - 12:25

Francesco Garofani è il nuovo Compagno G del centrosinistra? Ecco perché sarà costretto a dimettersi dal Colle

Francesco Garofani è il nuovo Compagno G del centrosinistra? Ecco perché sarà costretto a dimettersi dal Colle

Dopo Primo Greganti, l'unico rappresentante ex Pci che fu arrestato ai tempi di Mani Pulite ma che non disse nulla di compromettente ai danni del suo partito, l'allora Pds, abbiamo un altro Compagno G?

In senso lato, si intende. Perché Francesco Saverio Garofani è nato politicamente nella sinistra Dc e, pur avendo militato nel Pd, per il quale per tre legislature è stato parlamentare, non ha nulla a che vedere con il Partito Comunista italiano. E con la sua rigida disciplina interna, diciamo così.

Ma tant'è: è comunque un uomo che ora quantomeno ricorda la vicenda del Compagno Greganti.

È il consigliere diplomatico di Mattarella finito nel vortice delle polemiche per aver detto ad alta voce in un luogo pubblico che occorrerebbe uno "scossone" per mettere in difficoltà Giorgia Meloni, evitare che l'attuale premier rivinca le elezioni nel 2027 e possa diventare addirittura il successore di Sergio Mattarella.

Insomma: Guido Dorso, un vecchio politico irpino, era solito sostenere che la formazione di una classe dirigente è "un mistero divino". Ed è un mistero divino anche il motivo per cui Garofani, che tutti descrivono come una persona assai equilibrata e riservata, abbia straparlato mentre beveva un drink in un bar di Roma, locali notoriamente provvisti di orecchie indiscrete.

Oggi poi, parlando al Corriere della Sera, non ha certo alleggerito la sua posizione. Né, di rimando, quella dello stesso Presidente Mattarella: 

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Erano soltanto chiacchiere da bar

ha dichiarato candidamente a Monica Guerzoni. Ma le chiacchiere stanno a zero. Presto o tardi, se vuole mettere al riparo Sergio Mattarella, l'uomo a cui è legato da anni, si dovrà dimettere. Non può continuare a essere suo consigliere.

Garofani, il nuovo Compagno G deve dimettersi

Insomma: non si può fare l'assistente dell'arbitro se poi, ad alta voce, ci si augura uno "scossone" contro una delle squadre in campo, nello specifico l'attuale maggioranza di centrodestra guidata da Giorgia Meloni. Se si ravvisa che ci sarebbe bisogno di una listona civica per battere il centrodestra. Se si tira in ballo Ernesto Maria Ruffini e persino David Sassoli, dicendo che, in un mondo ideale, sarebbe stato lui il premier se non fosse morto.

L'arbitro deve essere e deve sembrare neutrale. E da ieri Garofani non fa apparire tale Sergio Mattarella. Quindi, prima riempie gli scatoloni nell'ufficio che gli è stato assegnato al Quirinale, meglio sarà per tutti, in primis per il Capo dello Stato.

Solo così può limitare i danni provocati da parole dette colpevolmente in libertà, senza pensare alle conseguenze che potevano avere.

Quando poi a Monica Guerzoni, Garofani ha dichiarato che il Presidente "è stato affettuosissimo, mi ha detto "stai sereno, non te la prendere"...", evidentemente, ha dimostrato di non essersi ancora reso conto dei gravi danni d'immagine che gli ha arrecato.

Danni che possono essere riparati (in parte) solo con le sue dimissioni. Altrimenti, Mattarella sarà considerato un presidente azzoppato, un presidente di parte.

Garofani, per tutelarlo, può fare solo una cosa: salutarlo. Ormai, la sua credibilità è andata a farsi benedire. E macchia quella dello stesso Mattarella.

Le reazioni politiche: chi lo attacca e chi lo difende

Del resto, la destra è già partita all'attacco. Fratelli d'Italia, con Galeazzo Bignami, già ieri ha lanciato accuse durissime, parlando di un comportamento coordinato dall'alto finalizzato a destabilizzare il governo e chiedendo chiarimenti all'interno del Colle.

Anche la Lega ha manifestato preoccupazione, sottolineando la necessità di chiarezza politica.

Sul fronte opposto, invece, il centrosinistra ha espresso solidarietà a Mattarella e a Garofani, difendendo la legittimità delle posizioni espresse in un ambito privato e denunciando un attacco strumentale da parte della destra post-fascista. 

Ma tant'è: il Quirinale, che ieri ha firmato un comunicato dopo le parole di Bignami rivelando "stupore" ("Sconfina nel ridicolo"), può finire al centro di una contesa del genere tra i due schieramenti politici?

Se Garofani tiene alle istituzioni democratiche deve lasciare. Faccia come il vecchio Compagno G: si barrichi pure dietro il silenzio. Ma sconti la sua pena.

 

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