21 Nov, 2025 - 12:20

Caso Garofani, per Vittorio Feltri è scattata l'ora dei neurodeliri (visto che la Roma non si discute)

Caso Garofani, per Vittorio Feltri è scattata l'ora dei neurodeliri (visto che la Roma non si discute)

Visto che chi firma quest'articolo è romanista, lo sa bene: la Roma non si discute, si ama. Ma se la tavolata con vista su piazza Navona organizzata da Luca Di Bartolomei per onorare la memoria di suo padre Ago si fosse persa dietro le chiacchiere sulla squadra di Gian Piero Gasperini (che, tra l'altro, roba da non crederci, è prima in classifica), male non sarebbe stato.

Invece di parlare della Roma, si è finiti per parlare di politica: tema che, già di per sé, a tavola non si tocca mai. E così, è stata servita la frittata, è venuto fuori un caso nazionale. 

Della tavolata, come ormai tutti sanno, ha fatto parte anche Francesco Saverio Garofani, romanista doc, un passato in curva Sud (oltre che tra i giovani della sinistra Dc), un presente al Quirinale a consigliare il Presidente Mattarella soprattutto su fronte estero. 

È stato lui ad apparecchiare il Consiglio Supremo di Difesa di qualche giorno fa. Insomma, mica l'ultimo della compagnia.

Ma a tavola con i fratelli di fede romanista si è messo a straparlare del governo in carica, della sinistra che così com'è non ce la fa proprio a mostrarsi come un'alternativa seria (che Elly Schlein sia l'assicurazione sulla vita di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi è cosa più ovvia di iniziare la formazione della Roma declamando il nome di Svilar), addirittura del "pericolo" che dopo Matterella ci possa essere proprio lei al Quirinale: Mrs Giorgia.

Insomma, Francesco Saverio Garofani si è abbandonato a dire "sciocchezze", ha scritto oggi sul Giornale Vittorio Feltri.

E, sebbene non ci sia un audio che lo incastri, sebbene (sembra) non si sia mai augurato uno "scossone" per affondare il governo in carica, non ha mai negato il senso di quelle sue parole in libertà.

Al che, non ha ritenuto nemmeno di dimettersi. E quindi, si è beccato un'altra rampognata.

Feltri contro Garofani: "Ora è scattata l'ora degli eurodeliri"

Cosa ha scritto il direttore sul caso attorno al quale sta girando la politica nazionale quasi da una settimana? 

Prima di tutto, che "la questione è talmente semplice che, come spesso accade in Italia, è stata trasformata in un groviglio artificiale, utile soltanto a confondere i cittadini e a spalare fango sulla destra".

Insomma: di cosa stiamo parlando?

Di un consigliere del Quirinale, "persona dunque stipendiata per garantire equilibrio e sobrietà - ha scritto sempre Feltri - che ha detto ciò che non avrebbe mai dovuto dire: che bisogna trovare modi per evitare che la destra torni a vincere".

Ecco ciò di cui stiamo parlando: "Lo ha dichiarato lui - ha sottolineato Feltri - non La Verità, non i giornali "di destra", non i complottisti. Lui. E non lo ha neppure smentito..."

Fatto sta che, per il direttore, "se rappresenti la Presidenza della Repubblica e ti esprimi come un tifoso da bar dello sport, dimostri solo due cose: imprudenza e inadeguatezza". 

Roba da neurodeliri

Vittorio Feltri ha scritto che in ogni caso ora siamo al paradosso:

virgolette
C'è uno che parla di ostacolare la destra e i giornali accusano la destra di attentare al Colle. Roba da neurodeliri

Ma la parte più surreale che sta prendendo la vicenda, per il direttore, è "la mania di rovesciare la realtà" della sinistra:

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Chi parla di una sorta di congiura contro la democrazia è il consigliere del Quirinale. Non Meloni. Non il governo. Non il centrodestra. Eppure, gli accusati diventano loro. Questa sì che è fantapolitica

Per Feltri, "in mezzo a questa carnevalata mediatica, l'unica figura che ha mostrato equilibrio istituzionale vero è stata proprio Giorgia Meloni".

Vittorio Feltri promuove Giorgia Meloni

Il direttore, nella sua rubrica sul Giornale, per la vicenda Garofani, ha promosso solo la premier. Decisiva la sua scelta di risolvere il caso andando al Quirinale a parlarne direttamente con Mattarella. 

virgolette
Meloni l'ha chiusa in dieci minuti, mentre altri provavano ad aprirla sui giornali

Feltri, quindi, l'ha chiusa così:

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In democrazia, non esistono strategie o manovrine di Palazzo che possano impedire al popolo di decidere da chi farsi governare. La sovranità non si aggira con frasi dette al ristorante. La si rispetta. E sarebbe ora che qualcuno, soprattutto a sinistra, se ne ricordasse

Come dire: come la Roma, anche la sovranità del popolo non si discute: si ama. E si dimostra di farlo anche a cena.

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