Il silenzio è calato sulla Milano che l'aveva vista nascere e crescere. Ornella Vanoni, l'ultima grande dama della canzone italiana, si è spenta nella sua abitazione del capoluogo lombardo nella serata di venerdì 21 novembre 2025, lasciando un vuoto incolmabile nel panorama musicale nazionale.
Aveva 91 anni, una carriera lunga settant'anni e una voce che aveva accompagnato generazioni di italiani, ma nemmeno la sua ironia leggendaria e la sua forza d'animo hanno potuto nulla contro un destino che ha bussato alla sua porta poco prima delle 23:00.
La causa della morte è stata un arresto cardiocircolatorio che l'ha colpita improvvisamente nella sua casa di Milano, mentre la città si preparava a dormire.
I soccorritori del 118 sono arrivati sul posto quando però la cantante si era già spenta, vanificando ogni tentativo di rianimazione.
Nonostante l'età avanzata, fonti mediche hanno confermato che Vanoni non soffriva di malattie pregresse particolarmente gravi, rendendo il malore ancora più improvviso e inaspettato.
Ironia della sorte, solo pochi mesi fa, a gennaio 2025, la stessa Vanoni aveva scherzato sui suoi problemi di salute, definendo l'anno appena iniziato «una sfiga cosmica» durante un'intervista in cui aveva dichiarato: «Ho avuto tutte le malattie di cui parla Burioni».
Con il suo consueto spirito autoironico, aveva raccontato di essersi fatta «tutto l'elenco» delle malattie discusse dal noto virologo, trasformando momenti difficili in episodi divertenti da raccontare.
Ma la vera battaglia che Vanoni aveva affrontato nella sua vita non era di natura fisica, ma psicologica. Negli anni ottanta, nel pieno della sua maturità artistica, era caduta più volte in depressione, una malattia descritta come «buia e solitaria» che l'aveva costretta a non uscire di casa per quasi un anno.
La depressione, ereditata dal padre, le aveva tolto il sonno e le aveva fatto cadere i capelli, ma la cantante era riuscita a riprendersi grazie a una terapia farmacologica e all'aiuto di un bravo psichiatra.
Aveva anche più volte confessato di soffrire di fobia del palcoscenico, un'ansia che l'aveva accompagnata per lungo tempo e che aveva imbrigliato solo dopo i trent'anni.
Ornella Vanoni nacque a Milano il 22 settembre 1934, figlia di una città che stava attraversando gli anni difficili del dopoguerra ma che già respirava l'aria della rinascita.
La sua Milano era quella de «La grande Milano del dopoguerra», come l'ha definita lei stessa in una delle sue ultime interviste, quella città vibrante che aveva visto nascere i grandi intellettuali e artisti che avevano segnato la cultura italiana.
Aveva compiuto 91 anni appena due mesi fa, festeggiando il suo ultimo compleanno con la consapevolezza di aver vissuto una vita piena, intensa, a volte tormentata, ma sempre vissuta fino in fondo.
Era l'unica donna e la prima artista in assoluto ad aver vinto due Premi Tenco, e l'unica cantante italiana ad aver ottenuto questo riconoscimento come cantautrice, un primato che nessuno le ha mai potuto contestare.
La sua carriera era iniziata negli anni cinquanta, quando era diventata musa di Giorgio Strehler al Piccolo Teatro, e si era snodata attraverso otto partecipazioni al Festival di Sanremo, decine di album e oltre 50 milioni di dischi venduti.
Aveva attraversato generazioni, cambiato registro, ma sempre mantenendo intatta la propria identità, quella voce riconoscibile fra mille che aveva cantato amori tormentati come quello con Gino Paoli, amori passionali e delusioni cocenti.
Nell'ultima intervista rilasciata al Corriere della Sera, pochi giorni prima di morire, aveva dichiarato di non avere paura della morte: «Capirò quando sarà il momento di andarmene».
E quel momento è arrivato, silenzioso e improvviso, nella sua casa di Milano, la stessa città che l'aveva vista nascere e crescere, diventare una stella e ora spegnersi come una candela che ha bruciato fino all'ultimo grammo di cera.
Il mondo della musica piange una delle sue voci più belle, quella Signora della canzone italiana che ha saputo trasformare ogni tormento in arte, ogni dolore in bellezza, e che ora se ne va lasciando un vuoto che nessuno potrà mai colmare.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.
I campi obbligatori sono contrassegnati con *