Perché quando sbaglia un politico in Italia subito tutti chiedono le dimissioni e quando sbaglia un magistrato nessuno osa dire mezza parola?
È ciò che si chiede questa mattina Vittorio Feltri nella sua rubrica sul Giornale.
Il caso di Nicola Gratteri che in diretta tv ha spacciato per vera un'intervista a Giovanni Falcone in cui il magistrato simbolo dell'antimafia prendeva una posizione contro la separazione delle carriere è solo l'ultimo in ordine di tempo che dimostra un rispetto reverenziale deleterio per la nostra democrazia, spia del potere di una casta - quella delle toghe - tra le più potenti del Paese.
Quando Gratteri ha citato a sproposito Falcone, il conduttore della trasmissione in cui era ospite, Giovanni Floris, anziché correggerlo, ha fatto partire un applauso e ha dato la pubblicità: emblematico di come è combinato il mondo dei talk.
E il Csm? Il Consiglio Superiore della Magistratura, l'organo di autogoverno dei magistrati, si è sentito di intervenire censurando il caso? Neanche per sogno.
Così, Gratteri, anziché chiedere scusa, ha continuato a fare la star televisiva come se nulla fosse. Anzi, facendo anche la vittima e incassando un comunicato di solidarietà (!) da parte dell'Anm, il sindacato dei magistrati.
Va tutto bene, Madama la Marchesa: la prossima settimana, è stato invitato dal Corriere della Sera a Napoli a tenere una delle sue lezioni sulla mafia. Come se nulla fosse accaduto.
E quindi: se c'è una casta in Italia, è quella dei magistrati. E se possono essere paragonati a quelle storiche indiane, sarebbe senz'altro quella degli intoccabili.
Parola di Vittorio Feltri che, stamattina, sul Giornale, non ha sparato certo a salve:
Per il direttore, invece, si è assistito "a una scena che definire sconcertante è poco: un Procuratore della Repubblica che, con impressionante sicurezza, cita parole mai pronunciate da un collega defunto trasformando così un dibattito delicatissimo in un teatrino da bar dello sport".
Per Feltri, si è trattato di un episodio gravissimo, "che qualunque Paese serio avrebbe analizzato in tempo reale. Qui, invece, silenzio"
Se volessimo parafrasare il film, scriveremmo "il silenzio degli innocenti". Ma innocenti sono senz'altro i cittadini, i telespettatori sprovveduti del programma di Floris che hanno dovuto ascoltare senza contraddittorio e senza alcuna correzione una fake news da parte di un uomo delle istituzioni.
Ma non sono certo innocenti né Floris né il Csm, che hanno preferito il silenzio anziché correggere il primo e ammonire l'altro il magistrato frontman del Comitato per il No al referendum sulla riforma Nordio.
si è chiesto Feltri. Il quale, però, si è dato anche una risposta:
Ma il direttore, a questo punto, si è chiesto:
Anche il Csm, per Feltri, avrebbe dovuto intervenire:
Per l'editorialista del Giornale, quindi, "la separazione delle carriere è un principio di civiltà, non un capriccio"
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.
I campi obbligatori sono contrassegnati con *