L'Europa si riarma. I principali Stati Europei pensano a un ritorno della leva militare per aumentare il numero degli effettivi in caso di guerra. E l'Italia?
Stanno creando molto allarme le dichiarazioni del ministro della Difesa, Guido Crosetto, sull'ipotesi di ripristino della leva militare anche nel nostro Paese.
Ieri, il ministro Corsetto ha annunciato l'intenzione di presentare una proposta legislativa per reintrodurre il servizio militare in Italia.
Si tratterebbe di una leva su base volontaria, diversa dal vecchio servizio militare mandato in pensione nel 2005 con la Legge Martino. Il messaggio che arriva dall'Europa e dal governo, tuttavia, è chiaro: i tempi sono difficili e la sicurezza è a rischio.
Non è la prima volta che il ministro Crosetto interviene sulla questione per sottolineare la necessità di investire maggiormente sulla Difesa e depositate in parlamento, in attesa di discussione, ci sono già diverse proposte di legge.
Eppure oggi, le sue parole sembrano fare più paura perché la situazione internazionale è cambiata radicalmente e la minaccia russa - sbandierata ogni giorno dall'UE e dalla Nato - fa temere lo scoppio imminente di un conflitto su scala intercontinentale.
Parlare di ritorno al servizio militare in questo momento, quindi, non è qualcosa di marginale.
Il ministro della Difesa ha spiegato che il ritorno della leva militare in Italia dovrà essere prima discusso e approvato in Parlamento e che in ogni caso non sarebbe obbligatorio, ma su base volontaria.
Ha spiegato in un intervista al Tg1.
Secondo quanto emerso fino a questo momento la proposta di legge allo studio del ministero proporrebbe l'istituzione di una riserva militare ausiliare dello Stato composta da circa 10mila unità.
Il reclutamento sarebbe su base volontaria e gli ausiliari sarebbero impiegati solo in caso di necessità.
La proposta è stata accolta con favore dal vicepremier Matteo Salvini che ribadisce che la Lega ha da tempo proposte sulla leva e propone “sei mesi per tutti, anche le ragazze, non per imparare a sparare ma dedicati alla comunità per imparare e soccorrere il prossimo”, escludendo un ritorno alla leva militare tradizionale.
Favorevoli, ma più caute le dichiarazioni di Maurizio Lupi, Noi Moderati, che sottolinea la delicatezza del contesto internazionale e afferma che “siamo favorevoli alla leva ma solo se su base volontaria”, evidenziando la necessità di una riflessione parlamentare sul rafforzamento della difesa, soprattutto “a partire da quella cyber”, e apprezzando che Crosetto abbia sollevato il tema.
Anche il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, esclude l’obbligatorietà, sostenendo che “un ritorno al modello del passato è impossibile, improponibile e antistorico”, immaginando al massimo un sistema “simile a quella tedesca” basato su liste di cittadini disponibili in caso di necessità.
“Vogliamo mandare i nostri giovani in guerra?”
Si chiede, invece, il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che guida il fronte anti-riarmo del centrosinistra.
Nicola Fratoianni reagisce dicendosi "senza parole", dichiarando che "la leva su base volontaria non so cosa sia" e giudicando "sconvolgente che questo sia il futuro dei giovani per il governo".
Anche gli altri Stati europei si stanno muovendo in questo senso. Ieri la Francia ha annunciato ieri il ritorno del servizio militare volontario di 10 mesi.
La Germania ha previsto per il 2026 un nuovo piano di incentivi per l'arruolamente volontario.
“Alle armi” è da tempo la parola d'ordine in Europa, dove si discute di un piano da 100 miliardi per costruire una rete di infrastrutture e strade per favorire lo spostamento degli armamenti e dei carri armati sul territorio europeo.
La militarizzazione dello spazio europeo e il riarmo sistematico non fanno altro che aumentare la tensione e il pericolo di un’escalation catastrofica, trascinando il vecchio continente in una spirale di instabilità.
Per più di un analista l'Europa che si sta sempre più preparando a un conflitto su scala continentale, facendo così della guerra una possibilità concreta e non più solo un rischio lontano o remoto.
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