L'Associazione Nazionale Magistrati ha alzato un muro contro la riforma della giustizia proposta dal ministro Carlo Nordio. E si è sistemata addirittura la maschera dell'anti-casta grillina nel denunciare un aumento di spesa pari a 70 milioni di euro l'anno se passasse la riforma in occasione del prossimo referendum.
Ma tant'è: la posizione critica dell'Anm mette in evidenza ancora una volta non solo l'aspetto economico ma anche i profili istituzionali e funzionali della riforma. A suo giudizio, rischia di compromettere l'efficienza e l'indipendenza del sistema giudiziario italiano.
L'Anm contesta con forza la proposta di riforma Nordio, soffermandosi principalmente sull'impatto economico e organizzativo.
Secondo l'Associazione, la creazione di nuove strutture e l'ampliamento delle competenze comporterebbero un incremento serio e non giustificato dei costi pubblici, stimato in circa 70 milioni annui.
Queste risorse, sostiene l'Anm seguendo alla lettera il libretto delle istruzioni del grillismo più populista, sarebbero meglio impiegate per fare "ben altro".
Nella fattispecie, nel potenziamento dei mezzi materiali, dell’organico e nelle tecnologie per rendere più snella e rapida la giustizia, invece di alimentare nuovi apparati burocratici come l'Alta Corte.
Un altro punto di critica riguarda la presunta sovrapposizione di competenze e la frammentazione delle funzioni giurisdizionali.
L'Anm avverte che la riforma rischia di creare confusione tra i vari livelli della magistratura, indebolendo la coesione interna e minando la garanzia di indipendenza. Gli aspetti organizzativi potrebbero tradursi in un rallentamento dei processi, contraddicendo l’obiettivo dichiarato di accelerare la giustizia.
Inoltre, l'Associazione denuncia che la riforma non prevede un coinvolgimento adeguato della magistratura nelle fasi di costruzione e applicazione delle nuove norme, preludendo a un taglio della partecipazione democratica dei magistrati nella gestione della cosa pubblica.
Uno dei pilastri del nuovo disegno di legge è l’istituzione dell'Alta Corte, un organismo che assume un ruolo chiave nella supervisione degli aspetti più delicati e strategici del sistema giudiziario italiano.
La riforma Nordio la presenta come strumento fondamentale per garantire maggiore efficienza e controllo nelle decisioni ad alto impatto istituzionale.
L'Alta Corte avrebbe il compito di esaminare in via prioritaria casi di particolare rilevanza costituzionale o politico-istituzionale, intervenendo per coordinare e omogeneizzare l’interpretazione di norme complesse.
Questa funzione appare pensata per colmare presunte lacune e contraddizioni nella giurisprudenza, riducendo il contenzioso e accelerando i tempi di decisione in parti critiche del sistema.
Tuttavia, il ruolo dell’Alta corte, pur essendo presentato come snodo fondamentale per il rilancio del sistema, solleva interrogativi sull’effettiva necessità e funzionalità di questa nuova istituzione. La maggiore spesa e la possibile duplicazione di compiti con altre corti già esistenti alimentano dubbi sull’efficacia e sulla sostenibilità dell’intera riforma.
Lo scontro tra l’Anm e il governo sulla riforma Nordio si inserisce così in un dibattito più ampio sul futuro della giustizia in Italia: tra esigenze di innovazione e necessità di rigore economico, tra autonomia della magistratura e riforme istituzionali, le prossime settimane saranno decisive per definire la direzione del sistema giudiziario nazionale.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.
I campi obbligatori sono contrassegnati con *