Marc Innaro, corrispondente Rai da Mosca, da Gerusalemme e ora dal Cairo, ha parlato di censura con Tag24.it.
A suo modo di vedere, è un problema reale e che pesa sempre più nel dibattito interno italiano, specialmente quando si è di fronte a grandi eventi, come lo è stato il Covid e come lo sono adesso le guerre in Ucraina e a Gaza.
Lui stesso, del resto, sostiene di averla subita in prima persona.
In Italia è difficile raccontare i grandi eventi internazionali distaccandosi dalla narrazione mainstream. Ne è convinto Marc Innaro, 64 anni, uno dei volti più noti del giornalismo televisivo italiano, già da anni inviato della Rai in Paesi chiave come Russia, Israele e, ora, Egitto.
A Innaro è capitato per un collegamento con "Che tempo che fa" di Fabio Fazio, quando era ospite fisso il virologo Roberto Burioni:
"Interpellato in diretta su cosa stessero facendo i russi per contrastare la pandemia, mi misi a raccontare quello che stavano mettendo in campo. Non c'era l'obbligo di mascherina all'aperto, la frequenza dei mezzi di trasporto era stata raddoppiata, i negozi, soprattutto gli alimentari, invece di chiudere prima, venivano tenuti aperti h24 con lo Stato che pagava gli straordinari ai lavoratori... Poi dissi che in Russia si stavano sperimentando le trasfuzioni di plasma delle persone guarite con risultati, a loro dire, stupefacenti. Al che il professor Burioni subito mi accusò di anti-scienza, di terrapiattismo, di essere no-vax..."
Da allora, fine dei collegamenti. Uno schema che si è ripetuto anche con l'inizio dei conflitti
Un vecchio detto sostiene che la prima vittima di una guerra è la verità. Marc Innaro, parlando di Ucraina e Gaza, non fa che confermarlo. Lui ha avuto dei problemi, per quanto riguarda il fronte ucraino, "per aver detto che il problema di fondo della guerra, secondo i russi, è l'allargamento della Nato a loro discapito" e, per quanto riguarda Gaza, "per aver utilizzato parole come genocidio o pulizia etnica: veniva considerato antisemitismo...".
Per Innaro, in ogni caso, il problema della censura ha afflitto e affligge non solo la stampa italiana: anche quella estera non ne è certo immune:
Marc Innaro, per Gaza, anche a Tag24.it ha ripetuto più volte in maniera convinta la parola "genocidio". Prova ne sia il fatto che, secondo il giornalista, "in Cisgiordania è in corso una pulizia etnica da sessant'anni ai danni di una popolazione palestinese che non ha votato Hamas":
Ma a quale logica risponde la censura internazionale dei Paesi occidentali? Innaro, a tal proposito, ha fatto quest'ultima considerazione:
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