L’attesa per il referendum sulla riforma della giustizia si sta intensificando sempre di più: almeno in Italia, rappresenterà la prima e forse più importante sfida politica del 2026.
Dopo mesi di dibattiti e polemiche, e soprattutto dopo l'approvazione parlamentare, le discussioni si concentrano ora sulla definizione della data più adatta per svolgere la consultazione popolare, un elemento cruciale che può influenzare l’affluenza (anche se non sarà un referendum con quorum) e, di conseguenza, il risultato del voto.
Due in particolare sembrano le date favorite.
Al momento, sul tavolo del governo e del Parlamento ci sono diverse opzioni per la convocazione del referendum.
La data più probabile sembra essere quella del fine settimana di domenica 15 marzo 2026, una scelta che rifletterebbe la necessità di preparare adeguatamente la campagna informativa e garantire la massima partecipazione.
Ma anche al governo di chiudere quanto prima la partita. Ad oggi, infatti, tutti i sondaggi danno il fronte del sì alla riforma che vuole separare le carriere dei magistrati giudicanti e di quelli inquirenti in netto vantaggio.
Il 15 marzo, poi, è considerata una data favorevole anche perché consente di evitare sovrapposizioni con altre consultazioni elettorali o eventi politici significativi, come le elezioni amministrative o eventuali altre consultazioni su temi sociali che l’anno prossimo si terranno in varie regioni.
Sta di fatto i promotori del No si battono per far slittare la data del referendum di almeno un altro paio di settimane:
"La legge Nordio - ha avuto modo di spiegare il professor Enrico Grosso, presidente del Comitato per il no - è stata pubblicata il 30 ottobre. Significa che fino al 30 gennaio un comitato promotore può chiedere l'indizione del referendum. Devono passare dunque cinquanta giorni dal primo febbraio..."
A quel punto si andrebbe a fine marzo, ma c'è da considerare che saranno giorni festivi in quanto Pasqua 2026 è fissata al 5 aprile. Quindi, se ne riparlerebbe domenica 12 aprile.
Un giorno che sarebbe accettato di buon grado da chi si oppone alla riforma Nordio in quanto avrebbe più tempo per recuperare consensi.
In ogni caso, il dibattito parlamentare riflette una differenziazione netta tra le forze politiche.
La maggioranza di governo, guidata dal centrodestra, spinge per la data di marzo, ritenuta strategica per capitalizzare l’ampio consenso finora raccolto sul nuovo modello di magistratura, con carriere separate, due Csm e Alta corte per giudicare le condotte delle toghe.
Il centrosinistra, invece, punta per lo più a chiedere un rinvio. Anche se non tutti i suoi esponenti si schiereranno per il no, le diverse anime del fronte anti-riforma non rinunciano al sogno di ribaltare un risultato che oggi sembre scritto.
Infine, le associazioni di magistrati e di giuristi, l'Anm in primis, benché non direttamente coinvolte nella scelta della data, continuano a richiedere che la consultazione si svolga in un clima di trasparenza, informazione corretta e con la massima partecipazione civile, indipendentemente dal periodo scelto.
La decisione definitiva sulla data del referendum sarà dunque frutto di un compromesso politico che terrà conto delle scadenze istituzionali, delle strategie dei partiti e della necessità di coinvolgere la cittadinanza in modo efficace e consapevole.
Ma in ogni caso, c'è da giurare che l’interesse sul referendum rimarrà alto: la riforma della giustizia è avvertita come uno snodo cruciale per il futuro istituzionale e sociale dell’Italia.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.
I campi obbligatori sono contrassegnati con *