L'assemblea nazionale di Più Europa, riunita nel weekend a Roma nella nuova sede di via Nazionale, ha approvato una mozione generale del segretario Riccardo Magi che delinea le priorità del partito.
In un contesto geopolitico segnato dall'invasione russa in Ucraina, dalla linea estera di Trump e dalla nuova strategia di sicurezza Usa, Più Europa rilancia l'integrazione politica europea: superamento dell'unanimità, rafforzamento delle istituzioni comuni e sovranità condivisa in politica estera, sicurezza e difesa.
Ma, accanto a questa visione europeista, il partito ha preso una posizione netta sul referendum sulla separazione delle carriere. Il partito di Magi non farà come il resto del Campo largo: pur restando critico con Nordio, voterà sì alla sua riforma.
Un sì condizionato, quindi: Più Europa ha voluto precisare la sua posizione in opposizione al "dilagante populismo penale e repressivo" del governo Meloni.
Più Europa, quindi, si sfila dal resto del Campo largo: farà campagna per il "Sì" in occasione del prossimo referendum sulla riforma della giustizia che separa le carriere dei magistrati e introduce due Csm e un'Alta corte di Giustizia.
L'assemblea, in ogni caso, ha denunciato una "regressione democratica" alimentata da politiche anti-garantiste del governo Meloni che erodono la separazione dei poteri e i limiti all'esecutivo.
Per questo, il partito ha lanciato l'iniziativa "Meno carcere, Più giustizia": dal 15 dicembre al 15 gennaio, sarà prevista una serie di visite negli istituti penitenziari per denunciare le condizioni disumane dei detenuti e dichi ci lavora e per promuovere le proposte di riforme già depositate in parlamento da Magi.
Tra queste, quella del "numero chiuso" nelle carceri per evitare il sovraffollamento, strutture territoriali alternative per il reinserimento sociale e la sospensione dell'esecuzione della pena quando non si garantiscono standard minimi di dignità e legalità.
L'obiettivo, poi, resta quello di contrastare il "manettismo" populista con soluzioni ispirate a modelli europei come quelli scandinavi.
L'assemblea di Più Europa si è espressa anche sui temi della politica estera.
Mentre il governo Meloni flirta con i sovranismi atlantisti e il Campo largo rischia di scivolare su un europeismo tiepido, Più Europa insiste sugli "Stati Uniti d'Europa" come progetto imprescindibile.
Per questo, inannzitutto, bisogna superare l'unanimità. Del resto, una vera sovranità condivisa non è utopia, ma una necessità soprattutto nel post-Ucraina e con Trump.
L'assemblea, poi, ha dato mandato a Magi di opporsi alla riforma elettorale di Fratelli d'Italia: una legge "proporzionale" con "premio di minoranza" al posto degli uninominali, finalizzata a cristallizzare la maggioranza e eleggere il successore di Mattarella, è vista come il fumo negli occhi.
Peggio ancora sarebbe inserire il nome del candidato premier sulla scheda. Secondo Più Europa, non sarebbe altro che un trucco plebiscitario pro-Meloni, con il doppio pericolo dell'approvazione contemporanea della riforma del premierato.
Ma tant'è: queste scelte – dal referendum alla politica estera – rafforzano l'identità radicale-liberale di Più Europa. In un'Italia polarizzata, Magi punta su una mobilitazione pro-europea anche stando dalla parte della maggioranza sul grande tema della giustizia.
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