La Banca Centrale Russa ha avviato una battaglia legale a Mosca contro l’istituto Euroclear e ha richiesto danni per 230 miliardi di dollari. Il passo è arrivato in risposta ai piani dell’Unione Europea di impiegare asset russi congelati per finanziare l’Ucraina. Questa mossa, depositata il 12 dicembre 2025, segna l’inizio delle ritorsioni promesse dal Cremlino contro il congelamento di circa 210 miliardi di euro di riserve sovrane avvenuto dopo l’inizio della guerra in Ucraina nel febbraio 2022.
Mentre l’UE discute un prestito di riparazione da 90 miliardi di euro per Kiev, divisioni interne e timori di precedenti legali complicano il percorso in vista del vertice del 18 dicembre.
La Banca Centrale Russa ha intentato causa presso il Tribunale Commerciale di Mosca contro Euroclear, il depositario belga che custodisce la maggioranza degli asset bloccati, pari a 18,2 trilioni di rubli.
Alcuni esperti prevedono una sentenza rapida a favore di Mosca e avvertono che ciò potrebbe aprire la strada a sequestri forzati in giurisdizioni considerate “amichevoli”.
Il Cremlino respinge i piani di Bruxelles, definendoli un “furto”, e avverte che potrebbero erodere la fiducia nelle banche centrali e nell’euro. La Russia si è già riservata “tutti i mezzi” per tutelare i propri interessi.
Il 12 dicembre, la Banca Centrale Russa ha ribadito che “i meccanismi per l’uso diretto o indiretto dei beni della Banca di Russia, così come qualsiasi altra forma di uso non autorizzato dei beni della Banca di Russia, sono illegali”.
Nello stesso giorno, i leader dell’UE hanno optato per un congelamento indefinito dei beni russi, un passaggio chiave in vista della decisione sulle modalità di finanziamento per Kiev.
Il Belgio, sede di Euroclear, guida l’opposizione al prestito di riparazione proposto dalla Commissione Europea. Il piano di Bruxelles prevede che il rimborso da parte di Kiev avvenga solo dopo che la Russia avrà pagato le riparazioni di guerra per i danni causati dal conflitto.
Il primo ministro belga, Bart De Wever, ha evidenziato i rischi legali e finanziari legati a possibili ritorsioni da parte di Mosca.
Italia, Bulgaria, Malta e Repubblica Ceca spingono per soluzioni alternative, come l’emissione di debito comune europeo. Quest’ultima opzione richiederebbe l’unanimità degli stati membri, a differenza della maggioranza qualificata (15 Paesi rappresentanti il 65 per cento della popolazione) necessaria per il prestito di riparazione proposto da Bruxelles.
L’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, Kaja Kallas, ha ammesso, il 15 dicembre, crescenti difficoltà nei negoziati sul prestito all’Ucraina, sottolineando:
Sebbene l’opzione sia tecnicamente fattibile, resterebbe politicamente fragile senza il consenso di Bruxelles.
L’Unione Europea mira a sostenere le esigenze militari e civili dell’Ucraina per il biennio 2026-2027. Il Cremlino considera il prestito un attacco diretto alla propria sovranità economica.
Bruxelles è chiamata a bilanciare solidarietà politica e prudenza finanziaria mentre continua a sostenere l’opzione del prestito nonostante i numerosi ostacoli.
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