A pochi giorni dal voto definitivo sulla legge di Bilancio, la maggioranza di centrodestra guidata da Giorgia Meloni è attraversata da vivaci polemiche interne.
Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia faticano a trovare un'intesa sui correttivi da inserire nella Manovra da 25 miliardi, mentre l'opposizione preme per rinvii e tagli.
Oggi, in commissione Bilancio alla Camera, si sono registrati scontri accesi su pensioni, flat tax per i professionisti e aumento delle accise, con il premier Meloni che ha convocato un vertice di maggioranza per stasera.
Il ministro dell'Economia Giorgetti, intanto, difende i saldi invariati, ma le divisioni rischiano di slittare l'approvazione oltre il 31 dicembre.
I punti più controversi ruotano attorno a pensioni, regime forfettario per i professionisti e imposizioni fiscali.
Sulla previdenza, la Lega di Salvini insiste per bloccare l'adeguamento delle pensioni medie all'inflazione (stimato in 1 miliardo), opponendosi a un emendamento di Forza Italia che lo prevedrebbe per le quote retributive maturate fino al 1995.
ha tuonato Calderone, ministro del Lavoro. Ma i renziani di Italia Viva – che sostengono la maggioranza su questo – spingono per un intervento mirato.
Sul fronte professionisti, esplode la bagarre sulla flat tax: il governo ha confermato l'abrogazione del regime forfettario oltre i 65mila euro di fatturato dal 2026, ma un emendamento leghista mira a reinserirlo per autonomi e partite IVA under 35, con tetto a 100mila.
spiega un deputato leghista. Forza Italia e Fratelli d'Italia frenano, temendo buchi di bilancio da 800 milioni, mentre i commercialisti protestano.
Infine, le tasse: l'aumento delle accise su tabacchi e plastica (500 milioni) divide. La Lega vuole ridurle per non colpire i ceti popolari, ma Giorgetti le considera "intoccabili" per coprire le risorse.
Oggi, un emendamento trasversale ha tentato di cancellarle, ma è stato rinviato.
Questi nodi, se non sciolti entro domani, potrebbero imporre un maxiemendamento governativo, con ricorso alla fiducia.
Il ministro Giancarlo Giorgetti, intanto, ha tracciato la linea dura in audizione pomeridiana:
Ribadendo il tetto di 25 miliardi (con 10 per famiglie e 8 per fisco), Giorgetti ha escluso nuove risorse per evitare deficit oltre il 3,8% del Pil.
ha ammonito, puntando il dito contro "le fughe in avanti leghiste".
Ma tant'è: il conto alla rovescia è partito: entro approvazione il 20 o si va a decreto.
Le polemiche riflettono tutte le fratture della coalizione, ma il governo conta di chiudere con un voto compatto.
Il tutto, mentre l'opposizione, dal Pd a Movimento Cinque Stelle, accusa:
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