15 Dec, 2025 - 18:16

L'UE nel 2026: minacce ibride e crepe transatlantiche dominano la mappa dei rischi

L'UE nel 2026: minacce ibride e crepe transatlantiche dominano la mappa dei rischi

In un panorama di tensioni globali crescenti, il nuovo rapporto del Robert Schuman Centre sulla mappa dei rischi per la sicurezza europea del 2026 non rivela solo una vulnerabilità profonda ma offre anche un’analisi che ribalta il punto di vista consolidato.

Indica cinque pericoli principali per la sicurezza dell’Unione europea nel 2026: attacchi ibridi su reti critiche, tregua ucraina imposta dalle condizioni di Mosca, disimpegno americano dalle promesse di difesa, offensive russe in stati vicini non-NATO e scontro armato nello Stretto di Taiwan. Questa visione emerge da interviste a 500 esperti in materia di politica estera e sicurezza internazionale, mentre l'instabilità russa e le incertezze americane erodono le fondamenta della difesa continentale.

Guerra ibrida: il tallone d'Achille delle infrastrutture europee

Gli esperti identificano negli attacchi ibridi il vettore più probabile e devastante per l'UE, con sabotaggi sottomarini su cavi e oleodotti o interruzioni della rete elettrica che potrebbero bloccare interi settori economici. Stati avversari e loro satelliti non smetteranno di testare le difese europee. Gli esperti dubitano, invece, che le contromisure attuali siano sufficienti.

Il vero epicentro del pericolo combina operazioni convenzionali a colpi mirati su energia, dati e trasporti, imponendo all'Europa di ripensare la deterrenza: non più solo carri armati e missili, ma anche ridondanza, protezione e ripristino rapido delle infrastrutture.

Russia all'offensiva: dal Donbass ai confini non-NATO

Per il secondo anno consecutivo, si profila un alto rischio di nuove azioni militari russe in nazioni vicine fuori dalla NATO, considerate più probabili rispetto a uno scontro diretto con l’Alleanza.

Secondo gli esperti, la Russia continuerà a ridefinire le linee di sicurezza, con effetti corrosivi sul fianco est europeo, innescando un’erosione lenta ma inesorabile sotto la soglia della guerra aperta con la NATO.

Crepe atlantiche: l'ombra della solitudine strategica

Il legame transatlantico si rivela una frattura esposta. Mentre un conflitto NATO-Russia o un oltraggio nucleare di Mosca appaiono remoti, un ridimensionamento delle garanzie degli Stati Uniti agli alleati europei emerge come minaccia concreta e altrettanto rovinosa, indicando come Washington sia passata da pilastro a potenziale destabilizzatore, capace di lasciare Bruxelles esposta in un vuoto strategico.

L'alleato cardine, gli Stati Uniti, sta diventando per gli esperti una sorgente di instabilità altrettanto grave quanto le aggressioni esterne. Questo solleva l'urgenza di un’autonomia difensiva UE, ancora lontana nonostante il deterrente NATO attuale.

UE vulnerabile ai conflitti globali

Nel frattempo, le tensioni nell'Indo-Pacifico irrompono nell'agenda con un'eventuale invasione cinese di Taiwan come rischio ad alto danno, mentre azioni nel Mar Cinese Meridionale appaiono più vicine ma meno dannose per l'Unione europea. Gli esperti indicano soprattutto caos commerciali e dubbi sulle fedeltà alleate, senza illusioni su un impegno americano totale.

L'Unione Europea si profila vulnerabile soprattutto come gigante commerciale, non come potenza bellica in prima linea.

Le turbolenze in Medio Oriente e Nord Africa non colpiscono l'UE con invasioni dirette ma producono effetti a cascata che ne intaccano la coesione interna.

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