Il 15 dicembre 2025, Jimmy Lai, noto attivista pro-democrazia e fondatore dell’ex Apple Daily, è stato dichiarato colpevole di collusione con forze straniere ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong. La sentenza ha acceso un dibattito sulla libertà di stampa e l’indipendenza giudiziaria nella città, provocando reazioni sia a livello locale che internazionale.
L'attivista pro-democrazia e magnate dei media di Hong Kong, Jimmy Lai, è stato dichiarato colpevole di collusione con forze straniere ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale.
L'Alta Corte di Hong Kong ha deciso che Lai ha impiegato il suo tabloid, l’ormai chiuso nel giugno 2021 Apple Daily, come parte di un’azione più ampia finalizzata ad esercitare pressione sui governi esteri per indurli a imporre sanzioni contro Hong Kong e la Cina.
La sentenza emessa ha anche stabilito che Lai è colpevole di aver diffuso contenuti sediziosi su Apple Daily, in base ad una legge risalente al periodo coloniale, l'Ordinanza sui Crimini.
Lai è detenuto dal dicembre 2020 e si è dichiarato non colpevole. Nel mese di novembre ha testimoniato affermando di non aver "mai" utilizzato i propri contatti all'estero per influenzare la politica estera di Hong Kong.
La pena verrà stabilita in un’udienza successiva all'inizio del 2026. Lai rischia una condanna fino all’ergastolo.
Il verdetto ha suscitato reazioni contrastanti nella città. Il capo dell'esecutivo di Hong Kong, John Lee, ha accolto con favore la decisione, evidenziando che le azioni di Lai "hanno danneggiato gli interessi del paese e il benessere degli hongkonghesi". Al contrario, i gruppi per i diritti umani hanno definito la decisione come "una crudele farsa giudiziaria".
Il processo di Lai ha aperto discussioni sull'indipendenza giudiziaria a Hong Kong. Mentre le autorità della città sostengono che lo stato di diritto sia rispettato, i critici mettono in dubbio questa affermazione, citando gli attivisti incarcerati sulla base della legge sulla sicurezza.
Jimmy Lai continua a scontare pene cumulative per reati legati al suo presunto coinvolgimento nelle proteste pro-democrazia del 2019. La legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino, introdotta nel 2020 dopo le manifestazioni, ha silenziato il dissenso. Centinaia di persone sono state arrestate, mentre diversi attivisti sono fuggiti in esilio.
Il figlio di Lai, Sebastien, ha esortato il governo del Regno Unito a "fare di più" per aiutare a liberare suo padre. Il 78enne magnate dei media è cittadino britannico.
I governi occidentali, tra cui Regno Unito e Stati Uniti, chiedono la liberazione di Lai. Tuttavia, questa richiesta finora è stata respinta sia da Pechino sia dalle autorità di Hong Kong.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, aveva promesso in precedenza di "fare tutto il possibile per salvare" Lai, mentre il premier britannico, Keir Starmer, aveva affermato che garantire la liberazione di Lai era una "priorità".
Londra ha condannato quella che ha definito una "persecuzione motivata politicamente" nei confronti di Lai, affermando che era stato "preso di mira… per aver esercitato pacificamente il suo diritto alla libertà di espressione".
L'Unione Europea ha reagito con fermezza alla condanna di Jimmy Lai, definendo il processo "motivato da ragioni politiche" e richiedendone il rilascio immediato. L’UE ha ribadito l'appello a Cina e autorità locali affinché rispettino gli obblighi del Patto internazionale sui diritti civili e politici.
Human Rights Watch ha definito la condanna di Lai come "l'ultimo segnale del drammatico passaggio di Hong Kong dal rispetto della libertà di stampa all'approvazione di una vera e propria ostilità nei confronti dei media".
"La condanna di Jimmy Lai con accuse false, dopo cinque anni di isolamento, è crudele e una parodia della giustizia", ha dichiarato Elaine Pearson, direttrice per l'Asia di Human Rights Watch.
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