16 Dec, 2025 - 11:30

"Little Disasters": la miniserie prodotta da Paramount+

"Little Disasters": la miniserie prodotta da Paramount+

Tra gli argomenti più trattati al cinema e nelle serie TV tra il 2024 e il 2025 ci sono stati indubbiamente la maternità e il ruolo genitoriale vissuto dalla prospettiva delle donne. Lo abbiamo già visto in Nightbitch, di Marielle Heller, con Amy Adams, in All Her Fault, la miniserie con Dakota Fanning, in Una Madre, di Stefano Chiantini, e nel poco convincente Die My Love di Lynne Ramsay, con però una brillante prova attoriale di Jennifer Lawrence. Quest’ultimo, in particolare, è l’adattamento cinematografico del capolavoro letterario Mátate, amor, firmato dalla scrittrice argentina Ariana Harwicz, che, attraverso il dialogo interiore della protagonista, ci fa esplorare la mente di una donna afflitta da psicosi causate dalla depressione post-partum.

E giusto in questi ultimi due anni la maternità sul grande e sul piccolo schermo non è stata ritratta con il classico stereotipo che dipinge madri perfette e devote ai propri pargoli, ma affrontando violentemente di petto temi come la depressione post-partum, il maternity blues, il disturbo bipolare perinatale, il disturbo ossessivo-compulsivo post-partum e molti altri. Per la prima volta è come se collettivamente stessimo avendo il coraggio di parlarne a viso aperto, mettendo nel conto che non ogni madre è capace di essere madre, che non tutte posseggono l’istinto e la capacità di amare i propri figli, che diventare genitore per una donna ha inevitabilmente delle implicazioni fisiche e psichiche maggiori o ben differenti rispetto anche al migliore dei padri. E non come se ne parlava un tempo, quando si riconosceva lo sforzo e la fatica, aggiungendo però che le donne sono "speciali" e più "forti" per natura, ma stiamo finalmente ammettendo che c'è un enorme pregiudizio sociale che non permette alle mamme di essere fragili. Si spera solo che il baby blues o, Dio non voglia, un disturbo ancor più grave non insorga mai e se invece dovesse capitare va tenuto nascosto e bisogna far finta che il problema non esista, perché rappresenta una vergogna, qualcosa da non pronunciare mai ad alta voce.

Questo è un retaggio culturale che ci trasciniamo dietro da millenni, ma che ha trovato maggior esposizione negli anni ’60 con una glorificazione quasi ossessiva di un modello di madre dalla straordinaria pazienza e di sublime casalinga ineccepibile. La regina del focolare, l’imperatrice della dimora, colei che all’interno delle mura domestiche tutto sa e tutto può, a patto che rientri tra le mansioni femminili. Dalle sitcom americane agli spot degli elettrodomestici, o alle immagini stampate sulle riviste: siamo cresciuti con questa concezione materna, anche chi è nato ben dopo il 1960, che a livello inconscio ci fa immaginare le mamme somiglianti alle casalinghe dell’epoca Pop come madri di serie A, cioè di gran lunga superiori a quelle incapaci anche solo di cuocere un uovo sodo.

Nel 2020 la scrittrice Sarah Hall, conosciuta con lo pseudonimo di Sarah Vaughan (sì, come la cantante jazz degli anni ’40), ha pubblicato Little Disasters, un thriller drammatico incentrato su un possibile caso di abuso infantile, che draga a fondo fra maternità, pazzia e ansia postnatale. Il libro ha ottenuto un discreto successo internazionale e in Inghilterra, Paese d’origine dell’autrice, è divenuto addirittura un best seller. In Italia finora non è mai stato tradotto. Nel 2023 la Paramount+ ha annunciato che avrebbe prodotto una miniserie omonima adattata dal romanzo. La sceneggiatura è stata scritta da Ruth Fowler insieme ad Amanda Duke, partendo per l’appunto dal soggetto di Sarah Vaughan, e la Fowler si è cimentata anche nella regia alla sua prima esperienza in una serie TV. Sinora aveva diretto soltanto un documentario e un cortometraggio.

Girata fra giugno e luglio 2024, Little Disasters è stata poi resa disponibile per lo streaming nel Regno Unito sulla piattaforma di Paramount+ a partire dal 22 maggio 2025 e nel resto del mondo, Italia compresa, dall’11 dicembre 2025. Al centro della narrazione c’è Jess (Diane Kruger), una biondissima e bellissima donna dagli occhi azzurri. Madre di tre figli di età differenti, ma non troppo distanti, sposata con il prestigioso avvocato Ed (JJ Feild). Jess è una mamma impeccabile, splendida, brillante, sempre perfetta e con questo aspetto etereo, oserei dire angelico, nonostante gli sfibranti impegni di casalinga, genitore e moglie. Lei ed Ed formano una coppia meravigliosa, di quelle che paiono sbucate fuori da una rivista. O almeno così sembra. Una sera però Jess fa ingresso nel pronto soccorso pediatrico nell’ospedale di zona, portando d’urgenza la sua bambina di appena un anno, che da ore piange incessantemente senza trovare pace. Caso vuole che il medico di turno sia Liz (Jo Joyner), amica di Jess da oltre dieci anni, conosciuta in un corso preparto, con la quale però i rapporti sono tesi da un po’. Dopo aver effettuato una TAC alla bambina si scoprirà che ha un versamento emorragico causato da un trauma cranico non accidentale. Liz sarà dunque costretta a segnalare la diagnosi ai servizi sociali, minando ancor di più il suo rapporto già incrinato con Jess e facendo precipitare l’amica e la sua famiglia in un caos devastante.

Composta da sei episodi della durata di circa 45 minuti ciascuna, Little Disasters è caratterizzata da un ottimo livello di tensione e suspense al punto da tenere incollato lo spettatore allo schermo. Pensate che io l’ho finita in meno di sei ore scarse e non soltanto perché dovessi farlo per lavoro. Dalla prima puntata si viene investiti subito da sentimenti misti e molto forti, percependo, ad esempio, acredine e invidia da parte di alcune figure vicine alla protagonista in modo così prepotente da far venire il prurito alle mani. La recitazione di tutto il cast è di buon livello, ma Diane Kruger qui spicca di pregio su tutti gli altri. Le uniche note stonate che ho riscontrato sono, in primis, le interviste singole a mo’ di documentario true crime che non ho davvero compreso e che interrompevano bruscamente lo sviluppo narrativo, deragliando. E inoltre la ricostruzione di alcune vicende personali appartenenti alle vite degli altri personaggi, che non c’entravano granché in un dramma da una stagione soltanto. Ma nel complesso sono solo piccole sbavature, che in una prima prova registica importante possono capitare. Difatti la regia della Fowler fa ben sperare in un crescendo migliorativo verso altre opere di maggior spessore. Godibile seppur nella sua drammaticità, 3,5 stelle su 5.

 

LEGGI ANCHE
LASCIA UN COMMENTO

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.
I campi obbligatori sono contrassegnati con *

Sto inviando il commento...