Matteo Salvini, leader della Lega, accelera la campagna per riconquistare la poltrona di ministro dell'Interno all'indomani delle elezioni politiche che ci saranno nel 2027.
Il "Capitano" esce allo scoperto con il suo progetto ambizioso: tornare al Viminale per imporre una linea dura su immigrazione e sicurezza.
L'assoluzione definitiva nel processo Open Arms, pronunciata dalla Cassazione l'altro giorno, ha rimosso l'ostacolo giudiziario e riaperto i giochi interni al centrodestra.
In un'intervista a Libero diffusa oggi, Salvini ha dichiarato: "Nel 2027 sarò di nuovo al Ministero dell'Interno, pronto a difendere gli italiani con politiche ferme e senza sconti".
Salvini, che ricoprì l'incarico dal 2018 al 2019, vede nel ritorno al Viminale il trampolino per la leadership del centrodestra post-Meloni.
Sondaggi interni alla Lega, rivelati da Il Giornale, lo accreditano al 28% di consensi personali, davanti a Tajani e La Russa. In più, il contesto politico sembra favorevole: l'aumento degli sbarchi (oltre 150mila nel 2025, +20% rispetto al 2024 secondo dati Frontex) e le tensioni sulle piazze per la manovra economica alimentano il consenso leghista al 32% nei rilevamenti Ipsos.
Il desiderio di Salvini di rientrare al Viminale è radicato in una strategia politica e personale.
Primo, la sicurezza è il suo marchio di fabbrica: dal Papeete 2019 al decreto Salvini sulle Ong, ha costruito la sua immagine come baluardo contro l'immigrazione clandestina.
Oggi, con l'Europa in fermento per i flussi dal Mediterraneo e la crisi libica, promette "decreti flussi zero" e rimpatri forzati, misure che il governo Meloni ha attenuato per diplomazia con Bruxelles.
Secondo, il ritorno al Ministero rafforzerebbe la sua egemonia nella Lega, diluita dal governo.
Salvini lamenta che Giorgia Meloni abbia "svenduto" la linea dura:
è il suo leit motiv.
Terzo, ambisce a candidarsi premier dop ol'avventura di Giorgia Meloni, sfruttando il Viminale come piattaforma mediatica.
Certo: l'assoluzione nel processo Open Arms, confermata dalla Cassazione, ha liberato Salvini da un'ombra giudiziaria durata anni. La sentenza ha archiviato le accuse di sequestro di persona e omissione d'atti d'ufficio per il blocco della nave Oper Arms nel 2019, definendolo "legittima difesa degli interessi nazionali".
Questo verdetto, celebrato con un post virale su X ("Libero!"), ha galvanizzato i militanti leghisti, neutralizzato gli attacchi del Pd. E, soprattutto, reso il diretto interessato con il curriculum giusto per guidare ancora il Viminale.
Il che non fa male soprattutto se si pensa che nel 2026, Salvini potrebbe già sostituire Piantedosi al Viminale nel caso in cui Giorgia Meloni aprisse a una possibilità di rimpasto.
Per questo Salvini ha atteso il semaforo verde giudiziario per lanciare l'offensiva. S
Il Capitano, inoltre, secondo indiscrezioni, avrebbe incontrato i maggiorenti leghisti a Milano il 17 dicembre, delineando un "patto per il Viminale".
Il messaggio è chiaro: Salvini è pronto a riprendersi il timone della sicurezza italiana.
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