L'assemblea nazionale del Partito Democratico, tenutasi lo scorso fine settimana a Roma, ha segnato un momento di svolta nella geografia interna del partito.
Una svolta al momento totalmente a favore della segretaria Elly Schlein che ha messo più di un'ipoteca sulla corsa a Palazzo Chigi nel 2027.
La relazione della segretaria dem ha messo in evidenza un riallineamento delle forze, con l'ingresso nell'area di maggioranza di "Energia Popolare", il gruppo guidato da Stefano Bonaccini.
Questo movimento rafforza il blocco progressista, mentre la minoranza riformista, capitanata da figure come Lorenzo Guerini e Pina Picierno, opta per l'astensione. Un passaggio che riflette tensioni irrisolte e la ricerca di un equilibrio tra riformismo e sinistra più radicale.
L'area Bonaccini, con esponenti come i governatori Eugenio Giani, Michele De Pascale, ha votato convintamente a favore della relazione di Elly Schlein.
Ha dichiarato Giani.
Questa mossa completa il "correntone" emerso dalla tre giorni di Montepulciano, dove la maggioranza si era già ampliata agli ex-lettiani neoulivisti, oltre a personalità di peso come Debora Serracchiani, Dario Nardella e Gianni Cuperlo.
A quest'ultimo è stato chiesto di proseguire nella guida della Fondazione Demo, simbolo di un impegno per il rinnovamento culturale del Pd.
Il fronte pro-Schlein include ora Areadem di Dario Franceschini, la sinistra di Andrea Orlando e Peppe Provenzano, e gli ex-Art.1 come Roberto Speranza e Nico Stumpo, schierati con la segretaria sin dal congresso.
Resta esclusa solo l'area riformista guidata da Lorenzo Guerini, con nomi di spicco come Pina Picierno, Giorgio Gori, Filippo Sensi e Simona Malpezzi.
I riformisti al congresso si sono astenuti durante il voto sulla relazione della segretaria. Non hanno votato contro, ma non hanno neanche avallato la linea indicata da Schlein.
Le critiche della minoranza puntano il dito su un clima interno avvelenato da toni ideologici e da una leadership percepita come troppo centralizzata.
Guerini e soci temono che l'allargamento della maggioranza diluisca il profilo europeista e pragmatico del Pd, essenziale per competere con il centrodestra.
L'assemblea ha ridefinito gli equilibri interni del Pd, consolidando il primato di Schlein ma esponendo le crepe di un partito ancora in cerca di unità.
La nuova maggioranza, con oltre l'80% dei consensi stimati, rafforza la segreteria in vista delle Elezioni politiche del 2027, poiché blinda la premiership di Schlein all'interno del partito.
In caso di primarie nel campo largo per decidere chi guiderà la coalizione che sfiderà Giorgia Meloni per Palazzo Chigi, il Pd sarà rappresentato dalla segretaria.
Il Pd e soprattuto Elly Schlein deve ora tradurre questa "geografia rinnovata" in un progetto politico coeso, superando le etichette divisive e rilanciando il pluralismo come valore fondante.
Solo così potrà porsi come alternativa credibile al governo Meloni.
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