La Manovra 2026 che arriva questa mattina nell'aula del Senato per l'approvazione in prima lettura ha creato molte tensioni.
Il compito del ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, era proibitivo: muovere risorse in un contesto di finanza pubblica sempre più vincolato.
Molte delle scelte contenute negli emendamenti approvati in Commissione Bilancio hanno fatto insorgere le opposizioni di centrosinistra che ha accusato il governo di tagliare le risorse per le pensioni e per il welfare sociale con la riduzione di capitoli di spesa legati a misure di solidarietà sociale.
Il quadro che emerge è quello di una “coperta corta”: da un lato interventi su tasse e contributi che puntano a rafforzare le entrate dello Stato, dall’altro una selezione delle priorità di spesa che penalizza settori come l’abitare, mentre restano confermati i finanziamenti per le grandi opere infrastrutturali, a partire dal Ponte sullo Stretto di Messina.
Gli emendamenti alla Manovra 2025 intervengono in modo significativo su tasse e incentivi. Viene estesa anche ai contratti rinnovati nel 2024 la tassazione agevolata al 5% sugli aumenti salariali.
La platea dei beneficiari viene ampliata ai lavoratori con redditi fino a 33.000 euro annui, includendo una fascia più ampia di redditi medio-bassi, ma senza un impatto immediato sul potere d’acquisto.
Per le imprese, invece, la Manovra introduce un nuovo meccanismo di acconto sui contributi relativi alle assicurazioni di veicoli e natanti.
L’anticipo, pari all’85% dell’importo dovuto l’anno precedente, dovrà essere versato entro il 16 novembre.
Secondo le stime, questa misura garantirà allo Stato 1,3 miliardi di euro di entrate aggiuntive nel 2026, rafforzando il gettito ma aumentando nel breve periodo la pressione finanziaria sulle aziende.
Sul fronte degli incentivi, vengono prorogati fino al 30 settembre 2028 quelli destinati agli investimenti legati alla Transizione 4.0 e 5.0.
Dal 2028 è prevista l’applicazione di una ritenuta d’acconto ridotta dello 0,5%, che salirà all’1% dal 2029.
Sul versante della spesa pubblica, le scelte della Manovra confermano una gerarchia di priorità. Ed è su questo punto che l'opposizione di centrosinistra ha concentrato la maggiorparte delle sue critiche e dei suoi attacchi al governo.
Le risorse destinate al Ponte sullo Stretto di Messina vengono rifinanziate, con uno spostamento di parte dei fondi agli anni 2032 e 2033, senza modificare l’importo complessivo previsto.
La rimodulazione temporale consente di mantenere intatto l’impegno finanziario sull’opera, considerata strategica dal governo.
Di segno opposto è l’intervento sul Piano casa. Le risorse per l’abitare vengono ridotte a 200 milioni di euro complessivi nel biennio 2026-2027, una cifra contenuta rispetto alla domanda crescente di sostegno abitativo, soprattutto nelle grandi città.
Il ridimensionamento del Piano casa si inserisce in un contesto più ampio di contrazione della spesa sociale.
Sono previsti anche stanziamenti limitati per altri ambiti del welfare, come il finanziamento all’Ente nazionale per la protezione e l’assistenza dei sordi, pari a 1 milione di euro l’anno nel 2026 e 2027.
In materia immobiliare, viene ristretto l’accesso a un regime fiscale di esclusione, consentito solo in presenza di una partecipazione diretta superiore al 5% o di un valore fiscale oltre i 500.000 euro.
Per gli affitti brevi, l’aliquota resta al 21% sulla prima casa e sale al 26% sulla seconda, mentre oltre due immobili il reddito viene assimilato a quello d’impresa.
Se da un lato vengono confermati investimenti infrastrutturali di lungo periodo, dall’altro il welfare, in particolare quello legato all’abitare, subisce una riduzione delle risorse.
Una distribuzione che alimenta il dibattito sulle priorità di spesa in una fase di vincoli stringenti e bisogni sociali in crescita.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.
I campi obbligatori sono contrassegnati con *