Nella provincia della Spezia, un adolescente di 13 anni è diventato il più giovane in Italia a ottenere la rettifica dell'atto di nascita per transizione di genere da femminile a maschile.
Il tribunale ha accolto il ricorso dei genitori, riconoscendo la piena maturità del minore nel gestire il percorso.
La vicenda, raccontata dal Resto del Carlino, ha suscitato dibattiti accesi tra sostenitori e critici. Ma, nello stesso momento, ha mandato la politica in tilt.
Protagonista è Giulio (nome di fantasia), nato con sesso anagrafico femminile ma che fin da piccolo ha manifestato disagio verso la propria femminilità.
La sorella gemella ha notato per prima i tratti maschili emergenti, riconoscendola naturalmente come fratello. A lei si sono uniti i genitori che hanno avviato cure specialistiche.
Nel 2021 la famiglia si è rivolta al centro di andrologia ed endocrinologia dell'ospedale di Careggi a Firenze, dove è stata diagnosticata disforia di genere e somministrata triptorelina per bloccare la pubertà, favorendo l'allineamento corpo-identità.
Il tribunale della Spezia ha valutato positivamente "il percorso psicoterapico costante, le terapie ormonali con successo e la matura gestione del disagio sociale".
Le perizie medico-legali disposte dalla Procura hanno confermato la consapevolezza del minore sull'incongruenza tra corpo e psiche, autorizzando la rettifica irreversibile.
Ma ora la storia, venuta alla pubblica ribalta, è destinata a spaccare anche i partiti sui temi delicatissimi della biogenetica.
Assistiti dall'avvocato Stefano Genick di Viareggio, esperto in diritto di famiglia, i genitori, intanto, hanno ottenuto un precedente unico.
ha dichiarato Genick. Il giudice ha concluso che il minore ha piena capacità di discernimento per un progetto di armonia tra soma e psiche.
Immediata la condanna di Pro-Vita & Famiglia:
Il portavoce Jacopo Coghe annuncia battaglia legislativa per vietare interventi su minori, citando rischi globali. Massimo Gandolfini, neuropsichiatra e leader del Family Day, avverte di danni irreversibili, detransizioni crescenti e possibili disturbi alternativi come autismo o borderline, invocando principio di precauzione fino ai 18 anni.
La sentenza ora apre interrogativi su età e maturità per decisioni irreversibili in Italia, dove la legge 164/1982 permette rettifiche giudiziali senza chirurgia.
Casi simili aumentano e i critici temono un "effetto traino" tra adolescenti in crisi identitarie.
I sostenitori, invece, sottolineano comunque l'importanza di garantire sempre percorsi tutelati.
Fatto sta che la storia di Spezia segna un punto di svolta: anche la politica deve misurarsi con questa nuova sfida della biogenetica.
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