La perdita di una persona cara è un evento doloroso che provoca reazioni che possono toccare la sfera fisica, emotiva e mentale. Quando subiamo un lutto ci sentiamo svuotati, impotenti, sospesi, confusi, è come se le emozioni prendessero il sopravvento, impossessandosi di noi in maniera repentina e inaspettata.
Ogni morte è sempre prematura, traumatica, anche la morte di un anziano non è mai un evento naturale, non ci si può mai abituare alla morte in quanto il dolore segue le leggi del cuore e non quelle della forma. Non è vero che esistono fasi prefissate del lutto, o tempi normali per sentirsi tristi e poi per accettare la perdita, ognuno reagisce a modo proprio, con tempi propri.
Come diceva John Bowbly (1979), le emozioni più laceranti, gli esseri umani le sperimentano in situazioni di costruzione, mantenimento e soprattutto rottura dei legami affettivi. Le separazioni (perdite relative) e i lutti (perdite assolute), sono i momenti che evidenziano maggiormente, in termini di elaborazione cognitiva ed emotiva, le dimensioni di significato personale più tipiche della nostra struttura, il nostro più profondo, nucleare, sentimento di noi stessi e del mondo.
Eppure, con il tempo è possibile risollevarsi e scoprire che quella perdita, in realtà, non è una perdita totale. Il rapporto di affetto, di amore con quella persona resterà. È possibile infatti ristabilire un rapporto, del tutto interiore. Potremmo sentire la persona cara dentro di noi, quando dobbiamo compiere delle scelte importanti.
Perchè la persona cara vivrà sempre nel nostro cuore.
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