Quella della Costa Concordia, la nave passeggeri di maggior tonnellaggio nella storia ad aver subito un naufragio, è stata una sciagura che ha sconvolto il mondo. La tragedia costituisce uno dei più gravi incidenti marittimi della storia italiana e è rimasta profondamente impressa nell’inconscio collettivo. L’affondamento del natante, avvenuto dieci anni fa, il 13 gennaio 2012, all'isola del Giglio, ha lasciato cicatrici profonde in chi l’ha vissuto, considerando anche le circostanze peculiari in cui è maturato il naufragio, costato la vita a 32 passeggeri. Sono molti i sopravvissuti ad aver subito danni psicologici permanenti e sconvolta l’esistenza.
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Per comprendere a pieno la gravità del danno psicologico delle persone che hanno vissuto un tale dramma è necessario sottolineare alcuni dettagli di quella notte. L’esperienza sconvolgente di chi tentava di raggiungere il lato emerso di una nave che inclinava, imbarcando acqua. Le code di disperati che cercavano di prendere posizione in scialuppe chiaramente insufficienti. Le crisi di panico che fecero gettare in mare alcuni passeggeri. La disperazione dei genitori che assistevano al pianto dei figli mentre venivano separati per essere messi in salvo. Lo smarrimento di chi, una volta sbarcato, non trovava i familiari, ignorandone la sorte. Sono tutti traumi difficili da superare, aggravati da una gestione poco puntuale dell’incidente.
Lo ha spiegato in un’intervista su Radio Cusano Campus la dottoressa Alexia Di Filippo psicologa e psicoterapeuta:
Questo il motivo per cui alcune persone sono state capaci di grande solidarietà ed atti di eroismo mentre altre convivono dolorosamente con le conseguenze psicologiche di un trauma profondamente radicato ed invalidante.
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