Preamboli su
Roma non se ne possono fare. Ci vorrebbe un intero quaderno, anzi, ben più di uno per spiegare quanto questa città sia magica per storia, arte e amore. Nel cuore della Capitale, a due passi dal Tevere, si può passeggiare anche in piazza San Pietro, epicentro di Città del Vaticano. Dalla visita al Cupolone all'attesa del Papa sono tante le foto che possono essere scattate per un ricordo indimenticabile, ma ci sono alcuni piccoli misteri che non tutti conoscono. Uno di questi è il principale
effetto ottico di piazza San Pietro, quello che permette di vedere i pilastri del colonnato uno sopra all'altro, come se formassero una sola colonna.
L'effetto ottico di piazza San Pietro: cosa c'è dietro
Il
colonnato di San Pietro, ideato dall'architetto
Gian Lorenzo Bernini, presenta ben 284 colonne
. Si tratta di uno dei principali esempi di architettura barocca, un’opera che ha richiesto
oltre quarantaquattromila metri cubi di travertino. Nella mente del Bernini, come pilastro delle sue opere, c'era la simmetria. Come in ogni formula matematica c'è sempre dietro un po' di magia, come succede esattamente nel colonnato di piazza San Pietro. Nell'ammirare il plesso architettonico
c'è un punto in cui, se ci si mette con i piedi, sparisce l'asimmetria delle colonne. Si chiama
"centro del colonnato"Se vi posizionate nel punto segnalato dall’incisione sul pavimento, improvvisamente le quattro file di colonne spariranno dietro una sola fila. Allontanandosi, anche di un solo passo, si tornerà a vedere le colonne senza alcuna sovrapposizione. Insomma,
in un solo punto si vede una sola colonna, mentre da altre parti torna il movimento asimmetrico. Per cogliere altre perle legate al colonnato bisogna partire dall’analisi della piazza, suddivisa in due aree, una trapezoidale e l’altra ovale. La scelta fu motivata dalla volontà di creare un
effetto ottico tale da ridurre la distanza tra la basilica e la piazza.Nel cuore di piazza San Pietro c'è tempo per innamorarsi di nuovo di Roma, anche attraverso dei
piccoli effetti ottici che, per qualche secondo, ci fanno ancora credere nella magia.