Gli ultimi dati evidenziano come ci sia un aumento delle start up al rosa soprattutto in tema di sostenibilità ambientale.
I dati di Unioncamere in Italia evidenziano come le start up green guidate da donne (così come le imprese ad alta partecipazione femminile) sono generalmente più sensibili all’impatto ambientale. E anche più propense ad investire in iniziative che garantiscano un maggiore risparmio energetico e una riduzione delle emissioni inquinanti. Sempre i numeri del focus di Unioncamere ci mostrano come prima della pandemia il 22% del totale delle imprese era al femminile. E ora questo numero sta reagendo con grande resilienza all’insegna della sostenibilità, seguendo il filone della green economy e della parità di genere.
Durante la pandemia, nel 2020, il 16% delle imprese che hanno effettuato investimenti per la sostenibilità è riuscito ad aumentare il proprio fatturato, contro il 9% delle imprese non green. Ciò non significa che la recessione non si sia fatta sentire. Ma comunque in misura più contenuta. La quota di imprese manifatturiere il cui fatturato è sceso nel 2020 di oltre il 15% è dell’8%, mentre è stata quasi il doppio (14%) tra le imprese non sostenibili. Il vantaggio competitivo delle imprese eco-investitrici si conferma anche in termini occupazionali (assume il 9% delle green contro 7% delle altre) e di export (aumenta per il 16% contro il 12%.
Negli ultimi anni, il Governo ha lanciato una iniziativa volta ad elaborare una Strategia Nazionale. Questa accompagna il processo di transizione energetica, in coerenza con le politiche europee per il clima e l’energia. Le imprese del settore sono pronte a fornire il proprio contributo a tale processo, di importanza cruciale. Con il comune obiettivo di realizzare un sistema energetico sempre più sostenibile, innovativo e concorrenziale.
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