in partenza oggi venerdì 6 maggio in Ungheria, precisamente a Budapest. Stiamo parlando di
e le Strade Bianche quest'anno ha davanti a sé una nuova sfida: indossare almeno una volta per vestire la maglia rosa di leader del Giro d'Italia .In un'intervista al Corriere della Sera si è espresso su svariati argomenti.
«Ho provato anche tennis e calcio, giocavo centrocampista. E vi assicuro che col pallone non ero niente male. Ma in realtà non mi sono mai chiesto che altro avrei potuto fare: salire in bicicletta da bambino è stata la cosa più semplice del mondo».
Le differenze col nonno e il padre
«Mi piace dedicarmi a tutte e tre le specialità, è vero. Da mio nonno ho ereditato la passione per le corse a tappe, da mio padre (che ha vinto due Monumenti come Giro delle Fiandre e Liegi) la cultura delle grandi classiche. Quest’anno sono concentrato sulla strada ma a Parigi 2024 voglio l’oro della mountain bike. L’emozione di ogni disciplina è diversa, l’obiettivo è sempre arrivare primo al traguardo».
La competizione con Pogacar
«È un corridore con qualità assolutamente fuori del comune, specie se si considera la sua età. A me piacciono molto la sua educazione e la disponibilità con tutti. Ci sentiamo, ci scriviamo».
Sul dare il 101% ad ogni gara
«È il mio modo di correre: quando vedo la linea del traguardo penso che devo superarla senza risparmiare nulla. Credo che qui dovrò cambiare tattica altrimenti rischio di non arrivare a Verona...».
Le aspettative sul Giro d'Italia
«Beh il mio motore acquisterebbe cilindri, la mia carriera esperienza. Sento dire da sempre che il Giro è un’avventura, un romanzo rosa da sfogliare giorno per giorno. Sono molto curioso».