Grave episodio di violenza carceraria in Ecuador, dove una rissa tra detenuti è degenerata in una vera e propria repressione con armi provocando almeno 13 vittime secondo le fonti ufficiali.
L'Ecuador torna a fare i conti con le rivolte carcerarie, l'ultima a Santo Domingo de los Tsachilas, 80 km dalla capitale Quito. L'ente pubblico responsabile della sicurezza nelle prigioni (Snai) ha informato l'opinione pubblica sull'andamento della guerriglia, scoppiata nel primo pomeriggio di lunedì ora locale.
Almeno 13 le vittime accertate dalle autorità competenti, ci sarebbero invece solamente due feriti. Immediata la richiesta di supporto a Polizia Nazionale, Forze Armate, Ministero della Salute Pubblica, che hanno permesso di riprendere il controllo della struttura dopo circa 3 ore. Fonti governative riconducono i frequenti scontri tra detenuti a regolamenti di conti tra bande rivali di narcotrafficanti, infiltrate o controllate dai cartelli messicani. Per il momento il piano di gestione delle carceri sovraffollate si sta rivelando un fiasco totale.
In rete hanno cominciato a circolare video che mostrano la violenza inaudita, dove si scorgono persino vere e proprie decapitazioni. I familiari dei detenuti si sono recati in massa al Centro per avere notizie, finendo tuttavia rimbalzate a causa dei disordini. Un duro colpo per il ministro dell'Intero Patricio Carrillo, chiamato a fare i conti con numeri preoccupanti: già a maggio lo stesso polo carcerario era stato protagonista di scene analoghe, quando i morti furono 44 con oltre 200 fuggitivi poi arrestati. Dal 2021 sono invece 331 i prigionieri che hanno perso la vita a causa del sovraffollamento, nonostante l'intenzione di investire circa 27 milioni di dollari per abbattere il tasso di occupazione delle celle. Stando ai dati del Ministero, nel 2021 è pari all'8,1% rispetto al 26% registrato nel 2020.