La regola del secondo mandato serve a evitare che si finisca a fare politica per perseguire interessi personali più che vivere la politica come servizio. C'è una discussione in corso, vedremo. Sono queste le parole di Mariolina Castellone (ai microfoni di 24 Mattino su Radio 24) Capogruppo al Senato del Movimento 5 Stelle. La Senatrice campana ha preso parola su uno dei temi maggiormente dibattuti dentro e fuori le fila pentastellate. L’argomento è particolarmente scottante poiché viene percepito, probabilmente, come l’ultimo vessillo del fu grillinismo. Non è un caso che proprio lui, Beppe Grillo, nelle ultime ore avrebbe lasciato intendere che sul tema non deve persistere alcun dubbio: la regola del doppio mandato deve rimanere. Ci tirerebbero i pomodori addosso sarebbe stata, secondo alcune ricostruzioni, la motivazione alla base del ragionamento di Grillo. Un timore ragionevole, visto che il Movimento 5 Stelle appare sempre più sospeso tra il rispetto dei valori di un tempo ed il superamento degli stessi.
Per potersi candidare tra le fila del Movimento 5 Stele, alle elezioni di tutti i livelli, gli aspiranti candidati e le aspiranti candidate devono soddisfare una serie di requisiti ostativi. Tra questi, appunto, non aver già svolto - anche per periodi parziali - due mandati elettivi a qualsiasi carica pubblica. Risultanza dei venti antipolitici che hanno contraddistinto la nascita del Movimento, la regola serviva - per come pensata - ad evitare che la politica si trasformi da "servizio" a "professione". Un modo, lapalissiano, per tracciare una linea di demarcazione dai cosiddetti politici di professione. Ecco, la ragione della regola del doppio mandato.
Mentre i meetup sparivano, i nemici di sempre diventavano amici (il Partito Democratico) e le azioni prima poibite diventavano tollerabili (alleanze di governo), la regola del doppio mandato sembrava persistere. Ma, poiché il Movimento 5 Stelle è una forza parlamentare ormai dal 2013, alcuni vertici del Movimento hanno iniziato a porsi il problema del doppio mandato: alcuni di loro, infatti, hanno terminato le chance in dote. Alcuni di loro, infatti, non possono più candidarsi col simbolo del M5s. Un problema che Luigi Di Maio, ormai fuoriuscito, sentiva incombere già in tempi non sospetti. Quando nel 2019, parlava di mandato zero come espediente per concedere una terza tornata elettorale a chi lo volesse e bypassare il vincolo.
Secondo quanto si apprende dai rumors che fuoriescono da via Campo Marzio, alcuni pezzi di partito starebbero seriamente pensando di rivedere la regola in questione per mantenere disponibile la poltrona ad alcuni di loro. Problema che non riguarda certo Mariolina Castellone, la Capogruppo al Senato ha appena concluso il suo primo mandato da parlamentare pentastellata. Ma alcuni big, come Roberto Fico e Vito Crimi, eletti nel 2013, rischiano grosso.
È proprio con il pensiero ai big che Giuseppe Conte, il Presidente del M5s, sta facendo le sue valutazioni. Vederli uscire dalle vie della politica parlamentare vorrebbe dire, in un certo senso, indebolire un partito già debole. O quantomeno creerebbe un problema di ricambio dirigenziale all'interno dei vertici. Questo è quello che si cela dietro il "Vedremo" di Castellone. Conte, che va incontro alla sua prima candidatura - e quindi al suo primo potenziale mandato - ne sta parlando con Beppe Grillo che però, al momento, non sembra volerne sapere. Con un'agenda sempre più appiatttita su quella del Partito Democratico - ad eccezione del posizionamento sugli armamenti in Ucraina - e con un'identità sempre più parodistica di quella che era, il Movimento 5 Stelle ha bisogno di mantenere vivi gli ultimi brandelli di peculirità. Gli ultimi frammenti di un grillinismo ormai sbiadito. Vedremo.