Piero Citati, morto all'età di 92 anni lo scrittore e critico letterario. Nei suoi libri si è occupato di mitologie, dottrine religiose, filosofie e soprattutto delle biografie di grandi scrittori come quella romanzata di Tolstoj con cui vinse il Premio Strega nel 1984. Altre le dedicò a Goethe, Katherine Mansfield, Alessandro Manzoni, Kafka, Marcel Proust, Zelda e Francis Scott Fitzgerald e Giacomo Leopardi, diventando uno dei maggiori interpreti di questo genere nel panorama letterario italiano. Con la sua penna elegante Citati riusciva a spaziare tra autori ed epoche diverse, senza mai adoperare un metodo di interpretazione precostituita. Nel suo ultimo saggio uscito nel 2018, "Il silenzio e l’abisso", parlava di San Francesco e Lorenzo de' Medici, Tolstoj e Virginia Woolf, Roth e Gadda. Negli anni Sessanta aveva scritto per il quotidiano 'Il Giorno' per poi diventare critico letterario prima del Corriere della Sera e poi di Repubblica.
Nato a Firenze il 20 febbraio del 1930, da una nobile famiglia siciliana, Citati si era laureato alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Il suo amore per la letteratura nasce nel 1942 quando la sua famiglia si trasferisce da Torino in Liguria, per sfuggire ai bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale. Dopo la laurea, insegnò per qualche anno italiano nelle scuole, per poi iniziare la carriera di critico letterario collaborando a riviste come "Il Punto" - dove conosce Pasolini - "L'approdo" e 'Paragone'. Nel 1970 il primo libro "Goethe", subito premiato con il Premio Viareggio di Saggistica, poi seguito da numerosi altri riconoscimenti: nel 1981 ha vinto il Premio Bagutta con 'Vita breve di Katherine Mansfield'; nel 1984 il Premio Strega con 'Tolstoj', biografia romanzata dello scrittore russo edita da Longanesi l'anno precedente.
Molti dei suoi lavori sono stati dedicati ai miti dei popoli antichi e della grecità (Omero innanzitutto), alle dottrine religiose e filosofiche come l'ermetismo.
La fama di Citati ha varcato le frontiere: nel 1991 vinse il Prix Médicis étrangers per 'Histoire qui fut heureuse, puis douloureuse et funeste' (Storia prima felice, poi dolentissima e funesta) e nel 2002 lo spagnolo Javier Marías, Re di Redonda, lo nominò Duca di Remonstranza. Nel 2000 aveva ricevuto il "Prix de la latinité" conferitogli dall'Académie Française e dall'Accademia delle lettere brasiliana.
Lo scrive il ministro della Cultura, Dario Franceschini in una nota.