Accadde oggi, 21 settembre 1993: la Crisi costituzionale russa. Sono passati 29 anni da quando l'allora leader del Cremlino Boris Eltsin decise di sospendere il parlamento russo e annullare la costituzione in vigore. Decisioni che innescarono la Crisi costituzionale della Russia.
La crisi costituzionale russa del 1993 fu di fatto una battaglia politica tra il presidente Boris Eltsin e il Soviet Supremo della Federazione Russa. Venne risolta con l'intervento delle forze armate. Un intervento militare che causò tra i 200 e gli 800 morti, e favorì l'insediamento dello stesso Eltsin come presidente della Federazione Russa.
Nel 1993, le relazioni tra il presidente russo e il parlamento di Mosca divennero sempre più critiche, aggravando la stabilità sociale ed economica della popolazione. Questa Crisi raggiunse l'apice proprio il 21 settembre 1993, quando Eltsin decise di sciogliere le due camere del parlamento, ovvero: il Congresso dei deputati del popolo e il suo Soviet Supremo.
Eltsin agì così nonostante fosse privo di questo potere secondo la costituzione allora vigente nella Federazione russa. Di fatto, Eltsin utilizzò i risultati del referendum dell'aprile 1993 per giustificare le proprie azioni e, in risposta, il parlamento dichiarò invalida e non attuabile la decisione del presidente. A seguito di questi eventi Boris Eltsin fu messo in stato di accusa.
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