La campagna elettorale sta per volgere al termine e prima di entrare nel silenzio che precede il voto, ecco un’analisi su come hanno comunicato i principali leader. Posizionamento, tone of voice, storytelling, momenti di crisi, varie ed eventuali. Ecco tutto quello che c’è da rivedere.
POSIZIONAMENTO - In continuità con il frame della serietà: dopo Roma sul serio, ecco l'Italia sul serio. Approfittando di un periodo storico in cui si è visto il controsorpasso della competenza sul populismo (pensiamo al governo dei migliori), il posizionamento di Carlo Calenda ha trovato ragion d'essere. Il messaggio è: con l'Italia nel caos - tra uscita dalla pandemia ed inflazione galoppante - affidatevi alla competenza. Un posizionamento che viene ostentato tramite una costante operazione di triangolazione. Che non vuol dire solo fare da sintesi tra due poli, ma creare una posizione nuova che tiene conto delle altre due. Il terzo polo, dunque, guarda a destra e sinistra per poi proporre un'offerta altra. L'offerta dei migliori, nella narrazione proposta. Il video sul voto utile (espressione particolarmente abusata durante questa campagna) è un esempio perfetto di come si fa una buona triangolazione.
TONE OF VOICE E STORYTELLING - La voce è quella della competenza. Ma tecnicismi e dettagli lasciano il passo, sovente, alla verve caratteriale del personaggio: fumantino e sempre pronto ad attaccare o contrattaccare. Caratteristica è l'usanza, su Twitter, di postare screen di comunicati stampa altrui e commentarli con un affondo più o meno piccato. Un format che rende Calenda un politico onnipresente dal punto di vista della comunicazione. Non viene tuttavia disdegnato il sarcasmo con il repost di meme, per esempio delle frasi di Osho. Anche questa un usanza ben impressa nel suo bagaglio: la campagna per Roma si è giocata, tra le tante altre cose, anche cavalcando i video satirici di Crozza. Contenuti che, in qualche modo, e seppur in veste parodistica, permettevano il veicolarsi ed il diffondersi delle sue idee politiche.
COSA È ANDATO E COSA NO - Se la giravolta con Letta ha permesso, in qualche modo, di ribadire la sacralità del suo posizionamento politico (mai con i populisti, che nel caso specifico ha individuato in Fratoianni) l'avvicinamento a Renzi ha creato qualche problema di credibilità. Non sono mancati, nei giorni successivi, post di attacco con tanto di video che ritraevano il vecchio Calenda dire cose come: "Mai con Renzi". Ma la crisi, in qualche modo, è stata superata dal parziale eclissamento del numero uno di Italia Viva: è Calenda, come si vede anche nel logo che unisce i due simboli di partito, il vero leader della nuova coalizione. Altro impasse è stato il no, perentorio nei modi, di Mario Draghi ad un bis di mandato. Gran parte della narrazione del terzo polo ha ruotato proprio su questo: Draghi (il più competente tra i competenti) per il prossimo governo. Calenda ed i suoi hanno bypassato il passaggio con la linea della convizione: se glielo chiederanno, accetterà in nome del popolo italiano. Così dicono. Sarà vero?