Nella sentenza per la morte di Cranio Randagio, nome d'arte di Vittorio Bos Andrei, trovato senza vita durante la notte tra l'11 e il 12 novembre 2016 dopo una festa all'interno di un appartamento di via Anneo Lucano nella zona della Balduina a Roma, il giudice monocratico di Roma ha condannato a due anni e mezzo di reclusione gli imputati Pierfrancesco Bonolis e Jaime Garcia De Vincentiis con l'accusa di favoreggiamento.
Il giudice ha inoltre rimandato gli atti al pubblico ministero per "svolgere ulteriori approfondimenti investigativi".
Ecco le motivazioni che sono state date dalla giudice Sabrina Lorenzo, la quale condanna gli imputati accusandoli di "omertà, indagini ostacolate e pusher coperto":
"Non può non tratteggiarsi la profonda slealtà di entrambi gli imputati che si è manifestata non solo nell'immediatezza del drammatico evento laddove si sono adoperati per omettere, nel corso delle dichiarazioni rese agli operanti di polizia giudiziaria, snodi fondamentali nella descrizione dei fatti.
Anche successivamente, essendo venuti a conoscenza del contenuto delle indagini e dunque delle intercettazioni delle celle telefoniche e dei vari sms, hanno per così dire fatto retromarcia su alcune circostanze emerse pacificamente.
Hanno, dunque, ribadito la propria estraneità ai fatti la cui ricostruzione è avvenuta, purtroppo, inaudita altera parte, essendo il Vittorio deceduto e, dunque, in assenza della sua versione dei fatti, cercando di avvalersi di un piano di sviamento conoscitivo che è stato diretto sicuramente a depistare le indagini e a nascondere la verità agli stretti interessati e all'autorità giudiziaria.
La condotta di Bonolis manifesta la consapevolezza di fuorviare con le proprie dichiarazioni contraddittorie e con la propria reticenza le investigazioni dirette a ricostruire i contatti finalizzati all’acquisto di stupefacente e alla identificazione dei fornitori.
La condotta del Bonolis, infatti, ha provocato una ‘negativa alterazione del contesto fattuale all'interno del quale si svolgevano le ricerche’ posto che Bonolis nega, in prima battuta, la presenza di droga pesante alla festa sostenendo di aver consumato della marijuana e di non aver visto nessuno fare uso di metanfetamina; successivamente, il 06.02.2017, nel corso dell'interrogatorio dinanzi al pm cambia versione e ammette di aver consumato anche lui le metanfetamine.
Nega, quindi, la presenza di droga alla festa, salvo poi ritrattare e dichiarare che questa fosse stata portata solo da Vittorio.
Tali dichiarazioni risultano smentite dalla complessa istruttoria dibattimentale in cui, con non poca difficoltà, è emerso un contesto condito da alcool e droga leggera durante la prima parte della serata e dal consumo di droghe pesanti durante il secondo tempo della serata.
Dal Garcia, anche questa, risulta integrare gli elementi oggettivi e soggettivi del delitto di cui all'art. 378 c.p. Sentito più volte nel corso delle indagini, ha alterato il contesto fattuale negando la circostanza che vi fosse stata cessione e assunzione di droghe pesanti alla festa, ha negato di aver partecipato all'incontro di Andrei con lo spacciatore e ha assunto un atteggiamento reticente che ha ostacolato il reale accertamento dei fatti.
In particolare, il Garcia in prima battuta nega la presenza alla festa di droga pesante, poi ritratta la sua precedente versione e dichiara di aver visto girare alla festa della metanfetamina portata da Vittorio ma aggiunge di non aver visto consumare altre droghe.
Il suo tentativo di ostacolare le indagini emerge anche dal racconto fatto dallo stesso relativamente alle due uscite che lo hanno visto protagonista con l'Andrei".
L'avvocato della madre e del fratello di Cranio Randagio, Marco Macchia, ha dichiarato all'Adnkronos "coerente" la sentenza del giudice: