Il Cavaliere si affanna, si muove politicamente e copre con maestria l'agenda mediatica. Ma la Premier, forte di un vantaggio che trova forza nell'investitura elettorale, rimane sempre avanti. Berlusconi e Meloni, come nel famoso paradosso di Zenone, corrono senza toccarsi.
La stretta di mano in via della Scrofa doveva aver risolto tutto, ma spesso sotto i sorrisi di nascondono i ghigni peggiori. Ed infatti, oggi, è stata una giornata a dir poco turbolenta. In primis la questione legata alla lista dei Ministri con Berlusconi che, per mezzo stampa, ha elencato quella che sarà la futura squadra di governo. Una lista, la sua, non del tutto conforme a quello che è lo schema nella testa di Meloni. La numero uno di Fratelli d'Italia, infatti, ha dovuto smentire pubblicamente l'accordo - sbandierato dal Cav - che vorrebbe Casellati Ministra della Giustizia. L'ex Presidente del Senato, più oggetto del contendere che player, è intervenuta nel merito dicendosi "Pronta a fare quello che le diranno i leader".
Ma l'affaire squadra di governo è un giochetto in confronto dell'altra grana che Meloni ha dovuto gestire oggi. Un imprevisto, ennesimo, che ha reso folle una giornata già turbolenta. Gira un audio in cui Berlusconi, con toni più che amichevoli, parla del suo amico Putin. Tra corrispondenze alcoliche, lettere dolcissime ed amicizie lontane, le sue parole invadono agenzie, giornali e telegiornali.
Più o meno tutti mettono una toppa: necessaria in un momento storico in cui il posizionamento internazionale di un partito ha grande peso. Lo ha fatto Forza Italia, considerando roba vecchia la storia legata a quell'audio. Lo ha fatto Fratelli d'Italia, ribadendo la linea di condanna alla Russia che avrà il prossimo governo. Ma è difficile, per Giorgia Meloni, lavorare a questo riposizionamento quando intorno a sé c'è gioca a disfare un letto che, con fatica, si sta cercando di rendere lindo e pinto. La leader ha dovuto lavorare molto, in campagna elettorale, alla riproposizione della sua immagine. Agli occhi degli elettori ma, soprattutto, agli occhi dell'Europa e dei partner internazionali. Una via necessaria per redimersi dai peccati del passato e per rendersi presentabile al ruolo che è tanto vicina ad ottenere: Presidente del Consiglio.
La lista degli insulti, mostrata in favore di camera, è una quisquilla risolvibile con una bella bevuta in amicizia in confronto ai problemi che Berlusconi ha oggi causato a Giorgia Meloni. Che magari vorrebbe bere, e brindare alla nascita del nuovo governo, ma certamente non con la vodka. E nemmeno con il Lambrusco, a questo punto. Se l'intento è mettere in crisi il governo ancor prima che nasca, la direzione è quella giusta. Una direzione che i personaggi del paradosso zenoniano, il Cavaliere e la Premier, continuano a percorrere a velocità diverse. Chissà se alla fine, quando arresteranno la corsa, si troveranno nello stesso punto. E chissà se, questo punto, sarà dentro o fuori palazzo Chigi.