L' inflazione in Italia è alle stelle. Già sotto gli occhi di tutti, il preoccupante dato è stato confermato dal report diffuso oggi dall'Istat. L'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività, al lordo dei tabacchi, registra un aumento dell'11,8% su base annua e del 3,4% su base mensile. Per ritrovare una variazione analoga bisogna risalire a ben 38 anni fa, nel marzo 1984, quando fu +11,9%. Si tratta comunque di un ritocco al ribasso delle stime preliminari sull'inflazione del mese di ottobre, che ammontavano al +11,9% su base annua e +3,5% su base mensile.
Brusca accelerata soprattutto nei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, da +10,9% a +12,6% ad ottobre, e quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto, da +8,4% a +8,9%. È il risultato dei diffusi dall'Istat. Bisogna risalire al giugno del 1983, quando registrarono una variazione tendenziale del +13,0%, per trovare una crescita su base annua dei prezzi del 'carrello della spesa' superiore a quella attuale.
La forte accelerazione dell’inflazione su base tendenziale si deve in particolar modo ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +44,5% di settembre a +71,1%), sia regolamentati (da +47,7% a +51,6%) sia non regolamentati (da +41,2% a +79,4%). Influiscono in misura minore i prezzi dei beni alimentari (da +11,4% a +13,1%), sia lavorati (da +11,4% a +13,3%) sia non lavorati (da +11,0% a +12,9%), e quelli degli altri beni (da +4,0% a +4,6%).
L'aumento del costo dell'energia, causato dalla guerra in Ucraina, non è insomma l'unico responsabile dell' inflazione in Italia: anche il quadro pandemico ha portato delle conseguenze economiche che hanno reso più costose, e a volte introvabili, molte materie prime. Rallentano invece i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,7% di settembre a +5,2%).
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