Accadde oggi, 5 dicembre 1934: Etiopia, l'incidente di Ual Ual. Di fatto fu il casus belli utilizzato successivamente dall'Italia fascista per attaccare l'Etiopia. Si trattò di uno scontro armato che vide contrapposte truppe etiopiche e i soldati del Regio Esercito preposti a difendere il presidio che occupava l'omonima località di confine.
Il 5 dicembre di 88 anni fa, dopo alcune settimane di tensione tra lo stesso presidio italiano e soldati etiopici al seguito del fitaurari Sciferrà, iniziò un violento scontro a fuoco per il possesso della località ricca di pozzi d'acqua. Località che si trovava in una fascia di territorio contesa e occupata illegittimamente secondo gli Etiopi dagli italiani fin dal 1926.
Questo incidente, seppur all'interno di un quadro più vasto di incidenti di lieve portata, sarebbe potuto essere liquidato come gli altri con una trattativa, ma, venne invece ingigantito dalla propaganda di Benito Mussolini che ormai da anni stava preparando l'invasione dell'Etiopia. Alla fine, come detto, divenne ufficialmente il casus belli che serviva al governo Italiano per giustificare quella che divenne poi la guerra d'Etiopia, andata in scena dal 3 ottobre 1935 al 5 maggio 1936.
La questione dell'incidente di Ual Ual giunse al vaglio della Società delle Nazioni il 3 settembre 1935, a quasi un mese dall'inizio delle ostilità in terra africana. La Commissione d'arbitrato incaricata della questione e a cui l'Italia chiamò a partecipare l'ambasciatore conte Aldovrandi ed il consigliere di Stato Raffaele Montagna, rimase sul vago, cioè non si espresse su molti punti: il problema della sovranità, il possesso materiale o legale, le frontiere e qualsiasi altro argomento su cui sorgevano divergenze. L'organismo antesignano dell'ONU si limitò a una descrizione delle circostanze che portarono all'incidente, attribuendo la responsabilità a entrambe le parti, senza entrare minimamente nel merito del fatto che l'area era occupata illegittimamente dall'Italia da quasi dieci anni (nella foto: l'allora imperatore d'Etiopia, il negus Hailè Selassiè).
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