Influenza australiana, crescono gli accessi al pronto soccorso. Arrivata in anticipo rispetto al solito l’influenza stagionale ha già messo a letto 2,5 milioni di italiani.
C'è un aumento degli accessi ai pronto soccorso legati all'influenza australiana. Un momento che tradizionalmente ci aspettiamo più in là, ma è un'ondata in anticipo e temiamo durerà almeno un paio di mesi visto anche quello che è accaduto in Australia. Il vero problema è che questa tipologia di casi si porta dietro altri virus parainfluenzali e sovrapposizioni batteriche che nei più anziani possono essere pericolose.
L’Australiana era attesa ed è arrivata con tutta la potenza possibile. L’influenza, che ha messo a letto già 2,5 milioni di italiani, però sembra colpire maggiormente i bambini, che dopo due anni di mascherine, non sono entranti in contatto i virus influenzali e sono di fatto più esposti al contagio. Si è contagiosi fino a 5 giorni successivi all’inizio dei sintomi.
Chi viene contagiato deve affrontare febbre, anche alta, dolori e tosse secca, raffreddore, cefalea e dolori muscolari. Quello che temono maggiormente i pediatri è l’insorgenza di complicanze come otiti, polmoniti, encefaliti, miocarditi.
Arrivata in anticipo l’influenza australiana, rispetto anche agli anni scorsi in cui a difenderci erano le mascherine da Covid, il picco è ormai alle porte, in netto anticipo rispetto al solito, che dovrebbe arrivare come stimano gli esperti già nelle prime settimane del 2023 invece che a febbraio. Come sempre le categorie più a rischio restano i bimbi piccolissimi sotto ai 4 anni di età e gli over 65, a cui è consigliato il vaccino già in commercio da novembre.
L’immunizzazione è raccomandata e offerta gratuitamente a operatori sanitari, adulti over 60, donne in gravidanza, persone con diabete, ipertensione, Hiv, asma, malattie cardiache o polmonari croniche, tutte le persone fragili e i bambini sani da 6 mesi a 6 anni.