Storia del crimine: Gianfranco Stevanin, il Mostro di Terrazzo. Nato a Montagnana in provincia di Padova il 2 ottobre 1960, Gianfranco Stevanin è un serial killer che tra il 1992 e il 1994 uccise 6 donne. Il suo caso ebbe grande risalto sui media nazionali, animando un dibattito sulla questione dell'incapacità di intendere e di volere.
Il 16 novembre 1994, a Vicenza, Stevanin si portò a casa una prostituta alla quale offrì dei soldi per avere rapporti sessuali e per poterle scattare delle foto. Dopo ore di minacce, violenze sessuali e sevizie, la donna prima cercò di fuggire attraverso la finestra del bagno, poi tentò di opporsi a ulteriori violenze senza tuttavia riuscirci. Alla fine la donna, per avere salva la vita, disse al folle che gli avrebbe dato tutti i suoi risparmi, circa 25 milioni di lire, se l'avesse lasciata libera. Gianfranco Stevanin accettò; ma il denaro si trovava a casa della Musger e quindi i due salirono in auto per andare a prenderlo.
Al casello di Vicenza Ovest Gianfranco Stevanin fermò la macchina per pagare il pedaggio. Nello stesso momento la donna riuscì a scendere dalla macchina per andare verso una volante della polizia e denunciare il suo aggressore. Gli agenti pertanto arrestarono Stevanin per violenza sessuale, tentata estorsione e possesso di una pistola giocattolo priva del tappo rosso. In seguito a questo episodio, il Mostro di Terrazzo fu condannato a due anni e sei mesi di carcere.
Durante le perquisizioni in casa di Stevanin, gli inquirenti trovarono materiale pornografico (tra cui oltre 7000 fotografie scattate personalmente dal maniaco alle sue partner occasionali), libri di anatomia, scatole contenenti peli pubici e uno schedario con le informazioni su tutte le sue partner. Sebbene la polizia considerasse Stevanin solo un maniaco accusato di violenza e tentativo di estorsione, gli inquirenti cominciarono a sospettare crimini più gravi dopo il ritrovamento di oggetti appartenenti a una donna di nome Biljana Pavlovic, di cui non si avevano più notizie dall'agosto 1994, e di Claudia Pulejo. Le due ragazze sono citate anche negli stessi schedari del Mostro di Terrazzo. L'uomo si giustificò dicendo di aver avuto con loro delle brevi ma normali relazioni e che i vestiti e i feticci vari erano solo un pegno d'amore che le ragazze gli avevano lasciato.
Il 3 luglio 1995 un agricoltore di Terrazzo trovò in un terreno vicino alla casa di Stevanin un sacco contenente i resti di un cadavere. Stevanin pertanto cominciò a essere sospettato di omicidio e il magistrato inviò sul posto delle ruspe per cercare eventuali altri corpi. Il 12 novembre dello stesso anno, in un terreno di proprietà di Stevanin, fu scoperto il corpo di un'altra donna; anche stavolta il cadavere era in un sacco. Il test del DNA stabilirà che il corpo era quello di Biljana Pavlovic, una 25enne di origine serba che lavorava come cameriera in un ristorante. Il primo dicembre 1995 venne ritrovato il terzo corpo, quello di Claudia Pulejo, una tossicodipendente di Verona. Interrogato dagli inquirenti, Stevanin a tratti sembrava ricordare qualcosa, ma ritrattava subito dopo, sostenendo di avere dei vuoti di memoria. A Stevanin furono attribuiti anche gli omicidi di una prostituta austriaca, Roswitha Adlassnig, presente nelle foto del serial killer e nel suo schedario, e di un'altra donna mai identificata, fotografata durante un atto sessuale mentre era apparentemente priva di vita. Il 24 settembre 1996 (dopo la parziale confessione di Stevanin), fu ritrovato nell'Adige un altro cadavere non identificato. L'esame del DNA rivelò che si trattava di Blazenca Smolijo, una prostituta di origine croata.
Il 19 luglio 1996 Stevanin decise di confessare dicendo di aver smembrato i cadaveri di quattro donne, ma che l'omicidio delle ragazze non era premeditato: sarebbero morte durante rapporti sessuali estremi o, nel caso della Pulejo, per overdose di eroina. Riguardo al cadavere non identificato, sostenne che si trattava di una studentessa di cui non ricordava né nome né volto e disse di averla incontrata solo tre o quattro volte. Stevanin dichiarò di aver agito senza rendersi conto di cosa stesse facendo; come se si trattasse di sogni. Stevanin venne dichiarato processabile e capace di intendere e volere. Gli esperti affermarono che Stevanin era mentalmente capace, piuttosto intelligente e un abile calcolatore. I periti della difesa, però, contestarono la perizia psichiatrica, affermando che tutti i disturbi di Gianfranco Stevanin fossero da ricondurre a un precedente incidente di moto che stava per costargli la vita. Stevanin si presentò alle sedute con la testa rasata, per mostrare bene l'evidente cicatrice che testimoniava il grave urto alla testa (foto). Dopo un balletto di sentenze, tra assoluzioni per incapacità d’intendere e di volere e condanne, arrivò la sentenza definitiva: 23 marzo 2001, la Corte d'appello di Venezia dichiarò Gianfranco Stevanin in grado di intendere e volere, condannandolo all’ergastolo. Sentenza confermata dalla Cassazione. Attualmente Gianfranco Stevanin sta scontando la pena nel carcere di Bollate nel milanese.
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