Storia del crimine: la "Banda Ludwig", Wolfgang Abel. La Banda Ludwig era formata da Wolfgang Abel e Marco Furlan. Sono passati alla storia del crimine come serial killer perché autori di numerosi omicidi commessi nell’Italia nord-orientale, in Germania e in Olanda. Delitti che venivano rivendicati con volantini di contenuto neonazista e firmati appunto con lo pseudonimo Ludwig. Dopo aver parlato della storia di Marco Furlan, vi raccontiamo la vita di Wolfgang Abel.
Wolfgang Abel nasce nel 1959 a Monaco di Baviera dove visse per un po’ di tempo. Suo padre è un famoso e ricco avvocato tedesco di nome Gerhard, residente a Negrar in provincia di Verona dal 1964. Abel, dunque, è il classico figlio di papà annoiato; nel 1984, prende la laurea in matematica con il massimo dei voti all'Università di Padova, ma è anche un grande conoscitore della cultura filosofica. Una volta terminati gli studi, cambia completamente campo d'interesse e comincia a lavorare a Monaco di Baviera per la compagnia di assicurazioni Arag Italia; anche perché suo padre era consigliere delegato di questa compagnia di assicurazioni.
Wolfgang Abel si divide tra la Germania e la lussuosa villa dei genitori a Negrar nel veronese. Il 4 marzo del 1984, colto in fragrante mentre col suo amico Marco Furlan cerca di dar fuoco alla discoteca Melamara di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, viene arrestato. Ma la realtà è ancora più grave, Wolfgang è accusato di essere l'autore di ben altri crimini: l’omicidio di almeno 10 persone. Delitti commessi insieme a Marco Furlan. Ricordiamo che secondo alcune fonti, le loro vittime sarebbero addirittura 28. Tutti omicidi rivendicati dal gruppo neonazista Ludwig.
Lungo e complesso il procedimento giudiziario nei suoi confronti. Alla fine, in terzo grado, per Abel: 27 anni di carcere. Wolfgang peraltro viene sottoposto a ripetute perizie psichiatriche da cui emerge una sua parziale incapacità di intendere e volere. Nella motivazione finale dei periti, si legge: La sua parziale incapacità di intendere e volere risiede nelle cure materiali prive del vero calore da parte dei genitori. Non sono state soddisfatte le sue aspettative emozionali ed egli ha la personalità in quella che gli psichiatri infantili definiscono situazione abbandonica". In passato, nel settembre del 1978, Wolfgang Abel aveva già dato segni di squilibrio.
Nel 1978, infatti, Abel in poche righe miste a una lucida sequenza di osservazioni di carattere filosofico, su un taccuino scrive: "Ricovero o suicidio". Dopo la sentenza definitiva emessa l’11 febbraio 1991 Wolfgang Abel protesta facendo lo sciopero della fame e tentando più volte il suicidio. Così viene obbligato a un lungo ricovero nell'ospedale giudiziario di Reggio Emilia, dove è sottoposto a terapie psichiatriche. Alla fine, Wolfgang Abel viene ammesso ai benefici di legge e può tornare a casa dai suoi genitori (nella foto: Abel in una delle sue abitazioni).
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