Intervista Scarpati Rosario Livatino, quando un attore si emoziona e resta legatissimo al personaggio che interpreta. E' la storia ed è quello che è capitato a Giulio Scarpati, famoso attore italiano, noto a tutti per il ruolo di Lele Martini in un Medico in Famiglia, che davanti alla vita e a quello che ha fatto il magistrato siciliano Rosario Livatino si è inchinato nel vero senso della parola ed emozionato nell'interpretare una "persona straordinaria" nel film che meglio lo raffigura "Il giudice ragazzino" realizzato e uscito nel 1993.
In una intervista rilasciata in esclusiva a Tag 24, e in occasione della Peregrinatio nella capitale della reliquia di Rosario Livatino, l'attore non è voluto mancare per lasciare un suo pensiero e un suo ricordo nei confronti del giudice assassinato dalla mafia il 21 settembre del 1990.
"Interpretarlo fu un'esperienza travolgente e meravigliosa allo stesso tempo, non fu facile per me, perché ricordo che conobbi i genitori, il papà simpaticissimo, la mamma classica signora siciliano. Due persone splendide alle quali sono rimasto molto legato", racconta ancora con tanta emozione Giulio Scarpati.
Scarpati si è fatto coinvolgere tanto dal suo personaggio, ancora oggi, nonostante siano passati trent'anni, è rimasto davvero legato a Rosario Livatino, tanto che per realizzare l'intervista non ci ha pensato un secondo ed è stato lui stesso a voler venire in sede all'Università Niccolò Cusano dove il 18 gennaio arriverà la reliquia del giudice, la camicia insanguinata che portava il giorno che è stato ammazzato.
"Man mano che andavo avanti nella conoscenza mi sono reso conto che Rosario era una persona straordinaria. Era di un onestà intellettuale , di un'etica e di una moralità pazzesca, fragile e imbarazzo nel privato, mentre come magistrato aveva una forza e un'intelligenza fuori dal comune, nonostante fosse un uomo molto giovane, come lo definì il presidente Cossiga, ossia il giudice ragazzino, da qui il titolo del film".
Scarpati ricorda i genitori e una cosa che gli dispiacque molto: "Vivevano per lui, Rosario era figlio unico e quando è successo quello che è successo, loro in un certo senso, e anche normalmente, hanno praticamente smesso di vivere. Ecco quello che mi addolora è che non siano rimasti in vita per vedere la beatificazione di loro figlio. sarebbe stato bellissimo"