Covid Cina: entra in gioco la comunicazione. Gli espedienti comunicativi e le campagne mediatiche sono sempre state, fin dall'inizio, un valido strumento di soft power per gestire la pandemia da Covid19. Lo è stato in Italia con la narrazione dello "stare a casa" per il bene di tutti, lo è stato nell'America di Trump nel frame di un paese vessato dal "virus cinese", lo è stato nella stessa Cina dove il governo centrale ha introdotto un vero e proprio regime di guerra declinato dalla strategia "Covid Zero". Lockdown durissimi al palesarsi di casi, anche pochi, di positività. Ma la Cina ha radicalmente cambiato: basta lockdown e liberi tutti. Il che ha innescato evidenti contraccolpi in un paese con persone che, proprio perché lungamente chiuse in casa, ancora non ha sviluppato anticorpi notevoli al virus. Ecco perché, con il cambio di strategia, Pechino cambia anche la comunicazione.
Il nuovo contesto è quello di un paese depresso ed impaurito dal Covid. Secondo lo stato centrale i cinesi stanno covando sentimenti cupi ed è il caso di ristabilire l'armonia. Si spiega così l'avvio di una campagna pubblicitaria - come riportato dall'AGI - di contrasto all'amarezza serpeggiante. Tra le modalità scelte c'è quella della correttezza informativa - almeno questa è l'intenzione dichiarata - circa le notizie relative al virus. Cyberspace Administration of China - l'ente a sorveglianza di internet in Cina - ha avviato una vera e propria stretta su internet per la "rettifica di informazioni false" con l'obiettivo di evitare di "provocare il panico" nella società. Tra gli obiettivi della campagna c'è: la rettifica approfondita di informazioni false e altri problemi per prevenire sentimenti cupi per continuare a intensificare la rettifica delle voci on line relative alla pandemia".
Nel frattempo i paesi occidentiali continuano a chiedere rendicontazioni fedeli circa il numero effettivo di contagi che sta colpendo la Cina. Pechino ha ammesso che c'è un quadro di grande ripresa specialmente nelle zone rurali del paese ma, aggiunge, il picco sarebbe stato già toccato. I dati sembrano contrastare con le ultime stime del gruppo britannico di dati sanitari Airfinity, secondo cui il picco di decessi da Covid-19 si raggiungerà solamente il 26 gennaio prossimo, quando saliranno a quota 36 mila, e i decessi da Covid-19 dal 1 dicembre al 17 gennaio scorso sarebbero 608 mila, in rialzo rispetto ai 437 mila precedentemente stimati. Questo nonostante Xi Jimping, Presidente cinese, continui a dire che dopo tre anni di lotta si sta finalmente "vedendo la luce". Nel frattempo Pechino, mentre gestisce le pressioni dei paesi mondiali, prova a ristabilire l'ordine interno. E lo fa con la comunicazione: una contronarrazione volta ad arrestare il clima di paura.