Matteo Messina Denaro, a differenza per esempio di Alfredo Cospito, è in buona salute ma confessa di essere preoccupato per il possibile regredire del tumore al colon, la malattia che lo tormenta da diverso tempo. A dieci giorni dal suo arresto alla clinica La Madonnina di Palermo, rimane di stretta attualità la richiesta che il capomafia avrebbe fatto all’equipe medica, in merito a un trattamento speciale proprio in virtù delle sue condizioni.
Relegato al regime del 41 bis, il boss di Castelvetrano si trova nel carcere di massima sicurezza di L’Aquila. Qui, in un’ala della struttura penitenziaria, è stato realizzato un piccolo ambulatorio medico per prestare le cure a Messina Denaro.
Matteo Messina Denaro sembra dunque essere consapevole dei rischi di salute legati allo stadio di avanzamento del tumore al colon. E non ha timore di condividere questa sua preoccupazione con i pochi contatti avuti nella prima settimana da prigioniero, specificando di essere informato sulle cure grazie alle centinaia di libri che ho letto. Pertanto, chiedo di essere curato con i farmaci e le terapie migliori sul mercato, facendo riferimento ad alcuni medicinali specifici prodotti in Israele.
L’ex latitante ha completato nei giorni scorsi il primo ciclo di chemioterapia e si appresta a eseguire il secondo a stretto giro. L’assistenza viene fornita a distanza dal reparto di oncologia dell’ospedale San Salvatore, sito nel capoluogo abruzzese. Eppure, c’è una parte dell’opinione pubblica che non sembra gradire particolarmente il tono accondiscendente mostrato nei confronti del boss e della sua salute. In particolare, si contesta lo spreco di risorse collettive per consentire il trasferimento dal carcere all’ospedale e viceversa: un trattamento da privilegiato che ha sollevato qualche malumore.
Una posizione che l’Asl dell’Aquila ha però smontato già qualche giorno fa in una dichiarazione:
In breve, i medici devono rispondere al dovere di aiutare le persone, indipendentemente dal loro passato, senza contare che Messina Denaro è regolarmente registrato nel sistema sanitario nazionale. Ogni protocollo è stato dunque rispettato.