Alla veneranda età di 75 anni Zdenek Zeman è tornato nuovamente a sedersi su una panchina. Anche in questo caso, come fu per il Foggia nella stagione 2021/22, si tratta di un grande ritorno. Il boemo, infatti, ha firmato con il Pescara, attualmente in Lega Pro, e dove, durante la stagione 2011/12, visse una delle più grandi cavalcate della sua carriera. Oltre alla promozione in Serie A, i delfini lanciarono nel grande calcio giocatori che sono diventati centrali nel panorama calcistico italiano. Da Verratti, passato direttamente dalla Serie B al Paris Saint-Germain, a Insigne, diventato una bandiera del Napoli, senza dimenticarsi di Immobile, attuale ottavo miglior marcatore di sempre del nostro campionato.
Nato il 12 maggio 1947 a Praga, l'allora capitale della Cecoslovacchia, si appassiona al calcio grazie allo zio materno, Čestmír Vycpálek, ex giocatore di calcio e allenatore di calcio, due volte Campione d'Italia alla guida della Juventus. Nel 1966 parte con lo zio e la sorella Jarmilla per trascorre le vacanze estive a Palermo, ma a causa dell'insurrezione politica che porterà alla famosa 'Primavera di Praga', si trasferirà in modo permanente nel capoluogo siciliano. Qui proseguirà i suoi studi, ottenendo la cittadinanza italiana nel 1975 e laureandosi all'ISEF di Palermo con una tesi sulla medicina dello sport.
Non solo, però, perchè in Sicilia conoscerà anche Chiara Perricone, ossia colei che diventerà sua moglie e con la quale avrà due figli, Karel, anch'egli divenuto allenatore, e Andrea Zeman.
Lo scorso anno, nel 2022, decide di pubblicare un libro dal nome La bellezza non ha prezzo, all'interno del quale si racconta a tutto tondo. Un libro dove ha potuto parlare, senza filtri, di tutte le sue esperienze in oltre cinquant'anni di carriera, dove ha diviso ma soprattutto unito, fatto discutere tifosi e addetti ai lavori. Dai primi gradoni nel Foggia dei miracoli alla Lazio di Signori, Nesta e di un Nedved scoperto prima di tutti. Dalla Roma di un giovanissimo Totti al quale Zeman affida le chiavi della squadra e la fascia da capitano, alle battaglie per un calcio lontano dalle farmacie e dagli uffici finanziari, dal doping reale e amministrativo, senza dimenticare il già citato Pescara dei miracoli.
La sua prima vera esperienza, che lo ha lanciato nel calcio dei grandi allenatori, è stata quella al Foggia dei miracoli, dove ritorna due anni dopo la sua prima esperienza, tutt'altro che positiva. Il 4-3-3, il gioco ultra offensivo e spumeggiante e la nascita dei temibili gradoni. Dopo tre anni di salvezze, inaspettate, nella massima serie, il quarto anno arriva un nono posto che porta i pugliesi a sfiorare la qualificazione in Coppa Uefa, nonostante il miglior attacco dietro il Milan capolista. L'anno successivo, nonostante la cessione dei suoi migliori giocatori, i risultati non cambiano.
L'anno successivo si siede sulla panchina della Lazio, ottenendo risultati ben diversi, a partire dal primo anno con un secondo posto, alternando prestazioni roboanti a sconfitte pesanti, come il derby con la Roma perso 3-0. In Coppa Uefa il cammino dei biancocelesti si fermerà ai quarti di finale contro il Dortmund, mentre in Coppa Italia una doppia sconfitta contro la Juventus gli costerà l'eliminazione. La seconda stagione segue la falsa riga della prima, centrando, però, "solamente" il terzo posto in campionato, mentre l'anno successivo, dopo la cessione dei suoi giocatori principali, il tecnico boemo verrà esonerato a fine gennaio. L'anno successivo si siede sulla panchina dei rivali della Roma, non ottenendo, però, i risultati sperati, ma allo stesso tempo consacrando quella che, ancora oggi, è una delle bandiere più importanti dei giallorossi, ossia Francesco Totti.
Dopo varie esperienze, divise tra Italia ed Europa, tra cui il ritorno per la terza volta al Foggia, nell'estate del 2011 firma per il Pescara, regalando agli abruzzesi un'inaspettata promozione in Serie A. Questo gli varrà una nuova chiamata della Roma, alla ricerca di un nuovo allenatore dopo le dimissioni di Luis Enrique. Accolto con grandissimo entusiasmo, il boemo non riuscirà mai ad esprimersi al meglio, visti anche i dissidi interni con alcuni giocatori, tra cui De Rossi e Pjanic. La sconfitta, subita per mano del Cagliari, ad inizio febbraio 2012 gli costa l'esonero.